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La prevenzione primaria della salute, inclusa quella riproduttiva, è fondamentale e l’informazione ha un ruolo chiave, soprattutto sui giovani.

Il “Progetto Prevenzione Salute Riproduttiva” proposto dalla SIRU-Società Italiana di Riproduzione Umana in collaborazione con la Rete della Fertilità di Caltanissetta è un esempio concreto di come si possa stimolare nei giovani la riflessione su un tema così importante per il loro futuro.

Ce lo illustra la Dottoressa Maria Giuseppina Picconeri, ginecologa membro del Direttivo Nazionale S.I.R.U. e Responsabile del Centro di PMA “Nike Medical Center” di Roma.

In cosa consiste il Progetto Prevenzione Salute Riproduttiva?

Si tratta di un progetto volto a sensibilizzare le nuove generazioni, i genitori del futuro, sull’importanza della cura della propria salute e della propria fertilità, affinché possano effettuare scelte consapevoli e responsabili nell’ambito della propria vita sessuale e riproduttiva.

Troppo spesso, infatti, i giovani non sono consapevoli dell’impatto che uno stile di vita corretto, una sessualità responsabile, anche l’inquinamento ambientale, possono avere sulla loro capacità di generare una vita.

Perché il progetto è così importante per SIRU?

La SIRU è impegnata da anni ad affrontare la formazione e l’informazione sulla Salute Riproduttiva negli adolescenti, al fine di prevenire stili ed abitudini di vita correlabili all’insorgenza di patologie dell’apparato riproduttivo in età adolescenziale che poi, in età adulta, possono condurre a condizioni di ipofertilità o sterilità, compromettendo il progetto genitoriale di una coppia.

Il progetto intende contribuire anche ad affrontare il tema della denatalità che, in Italia, è oramai un problema strutturale che sta provocando una pericolosa riduzione della popolazione.

Com’è strutturato il progetto?

Il progetto si realizza in due fasi differenti, con il contributo del personale sanitario coinvolto nell’attività clinico-scientifica della SIRU (Ginecologi, Andrologi, Ostetriche, Biologi, Nutrizionisti, Psicologi). La SIRU, avvalendosi anche dell’esperienza maturata dalla Rete della Fertilità di Caltanissetta, mette a disposizione l’esperienza maturata e le professionalità necessarie per sostenere le diverse fasi del progetto.

Ci parli del Progetto-pilota

Abbiamo dato vita ad un progetto-pilota, una prima esperienza istituzionale che ha creato un network territoriale tra Enti locali e strutture sanitarie al fine di creare team multidisciplinari per portare ai giovani delle scuole medie inferiori e superiori, in maniera integrata, i temi della salute riproduttiva, dell’affettività e della sessualità.

Abbiamo coinvolto in totale 250 giovani in 12 classi di 1 scuola, di età compresa tra i 15 e i 16 anni.

I risultati sono sorprendenti, ci auguriamo che il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione, ciascuno per competenza, promuovano e sostengano l’iniziativa coinvolgendo le Regioni, le ASP/ASL, gli Uffici Scolastici Regionali e tutte le altre Istituzioni di pertinenza.

Come si è articolata la prima fase?

La prima fase era rivolta alle classi III degli istituti scolastici superiori, con l’obiettivo generale di promuovere un atteggiamento positivo e responsabile nei confronti della sessualità, della gestione delle emozioni e dell’emotività e della propria salute riproduttiva.

I docenti di scienze hanno “ospitato” i moduli teorici tenuti dal personale sanitario. I ragazzi hanno partecipato a turno, diventando loro stessi docenti presso i compagni di classe – nel corso di moduli intermedi – di quanto acquisito su temi quali l’affettività, la salute, la salute riproduttiva, la contraccezione, le malattie sessualmente trasmesse, le abitudini alimentari, senza trascurare ruolo e funzione dei consultori sul territorio.

L’ultimo incontro era dedicato all’esposizione dei lavori di gruppo realizzati dai ragazzi.

Nella prima fase sono state coinvolte 12 classi, con 24/25 partecipanti per ognuna. La presenza dei ragazzi agli incontri è stata del 90%.

Qual è stato l’impatto della metodologia peer education utilizzata?

La metodologia didattica di peer education ha riscosso enorme successo, in termini di interesse, coinvolgimento ed efficacia nell’acquisire i contenuti affrontati.

Ci parli della seconda fase

Le attività previste nella seconda fase sono rivolte alle classi del III dell’anno successivo delle stesse scuole superiori con l’obiettivo generale di informazione, tutela della salute riproduttiva e sessuale maschile e femminile e prevenzione per i giovani, ovvero i futuri genitori di domani.

Com’è articolata?

 L’informazione, a questo punto, viene ottenuta direttamente dai loro peer (studenti dell’anno precedente) con la supervisione dei Tutor (Specialisti S.I.R.U e Professori di scienze dell’Istituto stesso).

Nell’arco di 12 mesi si tengono degli incontri con gli operatori sanitari, organizzati presso centri PMA o i centri universitari.

A tutti si offre la possibilità di svolgere un tirocinio informativo presso centri italiani di PMA.