Tag: fertilità maschile

L’invecchiamento in un uomo influisce sulla qualità del liquido seminale?

Non c’è una prova inconfutabile che l’avanzare dell’età dell’uomo possa portare alla sterilità, cosa che invece è ben nota e assodata per le donne. Resta comunque vero che la presenza di altre malattie che si presentano durante l’invecchiamento possano in qualche modo influenzare i parametri del liquido seminale: pare infatti che si verifichi una diminuzione del volume spermatico ed un’alterazione della concentrazione  degli spermatozoi.

 

L’utilizzo di farmaci influisce sulla qualità del liquido seminale?

L’utilizzo di farmaci prima dell’esame del liquido seminale può influenzare il risultato dello spermiogramma. Alcune categorie di medicinali, infatti, fungono da inibitori della spermatogenesi, ovvero il processo di maturazione delle cellule germinali maschili, alterando i risultati dell’analisi. Le terapie di lunga durata con Antibiotici, Cortisone, Ranitidina (utilizzata nei farmaci per il reflusso gastroesofageo e l’ulcera gastrica) Acido Acetilsalicilico (Aspirina) devono essere segnalate e si consiglia di ripetere l’esame a distanza di tempo (2/3 mesi).

 

Dovendosi sottoporre ad un trattamento chemioterapico, cosa è consigliabile fare?

I chemioterapici possono avere effetti mutageni sul materiale genetico (DNA) degli spermatozoi e pertanto è consigliabile effettuare delle raccolte di liquido seminale prima di sottoporsi alla chemioterapia: i campione verranno crioconservati, in attesa di poterli eventualmente utilizzare.

 

Le preoccupazioni del lavoro, della situazione familiare e di tutto il percorso che si affronta per cercare di avere un figlio incidono sul liquido seminale?

Lo stress viene definito “il male del secolo”, ed il percorso della Procreazione Assistita è una via tortuosa che senza dubbio aggiunge stress a quello che già normalmente una persona deve affrontare durante la vita. Spesso il partner maschile non estranea le sue preoccupazioni, mostrandosi apparentemente calmo e quasi distaccato. Non è così: lo stress c’è ed alterazioni, anche evidenti, dei parametri del liquido seminale possono esserne la prova. Concentrazione, motilità sono i primi che ne risentono. La maggior parte dei Centri di PMA per questo motivo fornisce un adeguato supporto psicologico, con esperti del settore, che permetta anche al partner maschile di affrontare al meglio la propria situazione.

Dott.ssa Zicchina

Perplessità e dubbi sullo spermiogramma: tutto quello che non si ha il coraggio di chiedere.

Cosa succede se il giorno della raccolta il paziente non riesce a produrre liquido seminale?

Può succedere che il giorno della raccolta del liquido seminale, il paziente non riesca ad effettuarla per le più disparate motivazioni, prime tra tutte l’ansia della prestazione e, non da meno, lo stress che tutto il percorso della Procreazione assistita provoca. In questi casi, sono possibili le seguenti soluzioni:

Se l’esame del liquido seminale viene effettuato a scopo diagnostico, ovvero non durante una stimolazione ovarica della partner in corso, si può annullare l’appuntamento e prenotarne un altro. Se il paziente teme di non riuscire al nuovo appuntamento ad effettuare la raccolta presso il Centro, gli si può consegnare il contenitore, debitamente contrassegnato con il suo nome e cognome, in modo tale che possa provare presso la propria abitazione. Si deve far presente però che necessariamente il campione deve essere con­segnato al laboratorio del Centro entro 1 ora dalla raccolta, e deve essere mantenuta nel percorso una temperatura il più possibile vicino ai 37 °C.

Se l’esame del liquido seminale viene effettuato durante un trattamento di stimolazione ovarica, il paziente può tornare presso la propria abitazione, qualora la distanza non sia eccessiva, ovvero che permetta di portare il campione prodotto entro un’ora al Centro; può essere aiutato dalla partner ed infine, nell’ipotesi in cui proprio non si riesca a produrre il campione, il Laboratorio dovrà congelare gli ovociti della partner e procedere alla loro inseminazione in un successivo momento.

Durante la raccolta viene accidentalmente persa una parte dell’eiaculato: come ci si deve comportare?

Può succedere che durante la raccolta una parte dell’eiaculato possa venire persa accidentalmente. E’ necessario comunicare il fatto agli operatori e soprattutto indicare se la frazione persa è la prima, l’intermedia o l’ultima. Il liquido seminale infatti, per le sue caratteristiche risulta suddivisibile in più frazioni ognuna caratterizzate dalla presenza di secrezioni specifiche prostatiche o vescicolari. E’ interessante sapere che la maggior quantità di spermatozoi è presente nella prima frazione dell’eiaculato ed è dunque fondamentale segnalare l’eventuale perdita di tale frazione.

Gli spermatozoi sono “lenti”: quali sono le possibili cause e soluzioni?

Si definiscono “lenti” gli spermatozoi che presentano una motilità progressiva < 32%. Il termine tecnico per indicare tale caratteristica degli spermatozoi è “astenozoospermia”. Le possibili cause possono essere: un’aumentata viscosità del liquido seminale, infezioni acute delle vie seminali, la presenza di anticorpi antispermatozoo e la presenza di alterazioni strutturali e/o metaboliche degli spermatozoi. Possono essere consigliati integratori specifici che contengono: Vitamina E, Selenio, Zinco, L-arginina, L-carnitina, Citrullina, Myoinositolo, Acido folico, Coenzima Q10, Acido Aspartico, N-AcetilCisteina. Il consiglio è di chiedere sempre il parere del medico prima di assumere qualsiasi integratore e di ripetere l’esame del liquido seminale a distanza di 2 3 mesi, dopo la corretta assunzione degli stessi.

Nell’ultima raccolta di liquido seminale si teme che il campione prodotto sia troppo poco: sarà sufficiente per fecondare gli ovociti della mia partner?

L’ipospermia, ovvero la produzione di un volume di liquido seminale inferiore a 1,5 ml, viene comunemente associata a problemi di sterilità: avere un basso volume seminale, infatti, viene collegato a difetti nell’apparato riproduttore maschile, associati ad alterazioni di altri fattori che intervengono sulla qualità e sulla quantità degli spermatozoi.

Bisogna ugualmente tenere presente che spesso ci si trova di fronte a casi in cui un uomo con un volume normale di liquido seminale, ma con una cattiva mobilità e/o morfologia degli spermatozoi, abbia le stesse possibilità di ottenere una gravidanza di un uomo con ipospermia, i cui spermatozoi invece, siano mobili, normoconformati e mostrino un’elevata capacità di fecondazione.

Quindi, essenzialmente gli spermatozoi all’interno del liquido seminale devono essere di buona qualità perché solo così saranno in grado di fecondare gli ovociti della partner.

 

Non è sufficiente allora un esame per essere sicuri della proprio fertilità? Spermiogrammi fatti a distanza di mesi possono essere tanto differenti l’uno dall’altro?

Bisogna tener conto che i valori che derivano dell’analisi del liquido seminale di un uomo sono soggetti a oscillazioni frequenti nel corso della vita. E’ dunque possibile che uno stesso paziente a distanza di pochi mesi, 2 o 3, si trovi con valori refertati differenti. Questo accade perché la spermatogenesi può essere influenzata da molteplici fattori riassunti di seguito:

  • Malattie infettive, ad esempio parotite e tubercolosi;
  • Malattie sessualmente trasmesse;
  • Malattie croniche (diabete, aterosclerosi, insufficienza renale, lupus eritematoso, ipertensione..);
  • Farmaci;
  • Alcol, fumo, droghe;
  • Aumentata temperatura testicolare;
  • Esposizione a metalli pesanti (cadmio, mercurio, boro) e pesticidi;
  • Stress;
  • Varicocele;
  • Anomalie genetiche;
Cosa sono gli anticorpi antispermatozoo?

Uno dei possibili test di approfondimento diagnostico che può essere effettuato su di un campione di liquido seminale è la ricerca di anticorpi antispermatozoo. L’eventuale presenza sta ad indicare una produzione di anticorpi che vanno a legarsi agli spermatozoi stessi. Si parla di infertilità immunologica: gli anticorpi non riconoscono gli spermatozoi come cellule normali dell’organismo, si legano ad essi alterandone il movimento ed altre funzioni. Nonostante non siano del tutto chiariti i meccanismi con cui gli anticorpi possano danneggiare la fertilità, gli esperti di procreazione assistita hanno dimostrato come questi anticorpi possano:

  • agire sul movimento, provocando una parziale immobilizzazione degli spermatozoi, rendendo sempre più difficile la loro progressione; gli anticorpi infatti possono legarsi a livello del flagello (coda) degli spermatozoi riducendone la motilità;
  • favorire la comparsa di zone di agglutinazione e di adesione di spermatozoi,
  • interferire nell’interazione con gli ovociti, ovvero con la penetrazione degli spermatozoi e la successiva fecondazione, legandosi a livello della testa degli spermatozoi.

La presenza di anticorpi può essere causata da:

  • traumi testicolari;
  • pregressi interventi chirurgici.;
  • Infiammazioni (orchiti, flogosi locali testicolari);
  • Varicocele;
  • Torsione testicolare;
  • Infezione dell’apparato genitale;
  • Tumori maligni;
  • Ostruzioni delle vie seminali.

Il test più frequentemente utilizzato è il MAR test, eseguito direttamente su di un campione di liquido seminale: si considera positivo quando sono presenti una quantità di anticorpi antispermatozoo superiore al 50%. Inoltre se la quantità supera il 90%, viene esclusa la possibilità di una gravidanza spontanea.

Quando si può sapere se un ovocita è stato fecondato dallo spermatozoo?

Uno dei primi dubbi sullo spermiogramma ad invadere gli uomini avviene il giorno dopo l’inseminazione, dopo 16/18 ore, quando viene effettuato il controllo delle fecondazioni.

Gli ovociti che presentano due pronuclei, due strutture circolari una di origine materna e una paterna contenenti il materiale genetico, e due globuli polari, sono fecondati regolarmente e sono definiti zigoti. Si distinguono dagli ovociti non fecondati, che non presentano i pronuclei e dagli ovociti fecondati in modo anomalo, che presentano 3 o più pronuclei. Verificata la fecondazione, gli zigoti sono nuovamente riposti negli incubatori.

La probabilità di gravidanza nel percorso di Procreazione Assistita aumenta se il campione di liquido seminale risulta normospermico?

Non è possibile dare una risposta positiva a tale domanda, poiché anche se il campione è normospermico, i risultati dello spermiogramma non sono gli unici determinanti all’ottenimento della gravidanza. L’età della partner, la qualità degli ovociti, la risposta alla stimolazione sono solo alcuni esempi di fattori che contribuiscono o meno al raggiungimento dell’obiettivo. Certo è che il campione non normospermico porta ad una tendenziale diminuzione della probabilità di gravidanza, ma può essere vero anche il contrario! Inoltre non è detto che un campione normospermico dia la certezza assoluta che il percorso si concluderà positivamente con una gravidanza. Concludendo, lo spermiogramma dunque è uno strumento utile a capire quali strade prendere per cercare di aumentare il più possibile la probabilità di ottenere una gravidanza.

 

Una volta utilizzato il liquido seminale per la fecondazione degli ovociti, il restante materiale che fine fa?

Nell’ambito delle tecniche di II livello della Procreazione Assistita, ovvero quelle tecniche che prevedono la fecondazione degli ovociti con gli spermatozoi in Laboratorio, all’esterno dell’apparato riproduttivo femminile, il liquido seminale viene processato in modo tale da ottenere la quantità sufficiente di spermatozoi necessari alla fecondazione. L’eventuale materiale restante, una volta che si è proceduto all’inseminazione degli ovociti, viene smaltito e non può essere utilizzato per nessun’altro scopo o fecondazione.

Dott.ssa Zicchina

 

Cosa succede se il giorno della raccolta del liquido seminale il paziente non riesce a produrlo?

Può succedere che il giorno della raccolta del liquido seminale, il paziente non riesca ad effettuarla per le più disparate motivazioni, prime tra tutte l’ansia della prestazione e, non da meno, lo stress che tutto il percorso della Procreazione assistita provoca. In questi casi, sono possibili le seguenti soluzioni:

  • Se l’esame del liquido seminale viene effettuato a scopo diagnostico, ovvero non durante una stimolazione ovarica della partner in corso, si può annullare l’appuntamento e prenotarne un altro.
  • Se il paziente teme di non riuscire al nuovo appuntamento ad effettuare la raccolta presso il Centro, gli si può consegnare il contenitore, debitamente contrassegnato con il suo nome e cognome, in modo tale che possa provare presso la propria abitazione. Si deve far presente però che necessariamente il campione deve essere con­segnato al laboratorio del Centro entro 1 ora dalla raccolta, e deve essere mantenuta nel percorso una temperatura  il più possibile vicino ai 37 °C.
  • Se la raccolta del liquido seminale viene effettuato durante un trattamento di stimolazione ovarica, il paziente può tornare presso la propria abitazione, qualora la distanza non sia eccessiva, ovvero che permetta di portare il campione prodotto entro un’ora al Centro; può essere aiutato dalla partner ed infine, nell’ipotesi in cui proprio non si riesca a produrre il campione, il Laboratorio dovrà congelare gli ovociti della partner e procedere alla loro inseminazione in un successivo momento.

Durante la raccolta viene accidentalmente persa una parte dell’eiaculato: come ci si deve comportare?

Può succedere che durante la raccolta del liquido seminale una parte dell’eiaculato possa venire persa accidentalmente. E’ necessario comunicare il fatto agli operatori e soprattutto indicare se la frazione persa è la prima, l’intermedia o l’ultima. Il liquido seminale infatti, per le sue caratteristiche risulta suddivisibile in più frazioni ognuna caratterizzate dalla presenza di secrezioni specifiche prostatiche o vescicolari. E’ interessante sapere che la maggior quantità di spermatozoi è presente nella prima frazione dell’eiaculato ed è dunque fondamentale segnalare l’eventuale perdita di tale frazione.

Gli spermatozoi sono “lenti”: quali sono le possibili cause e soluzioni?

Si definiscono “lenti” gli spermatozoi che presentano una motilità progressiva < 32%. Il termine tecnico per indicare tale caratteristica degli spermatozoi è “astenozoospermia”. Le possibili cause possono essere: un’aumentata viscosità del liquido seminale, infezioni acute delle vie seminali, la presenza di anticorpi antispermatozoo e la presenza di alterazioni strutturali e/o metaboliche degli spermatozoi. Possono essere consigliati integratori specifici che contengono: Vitamina E, Selenio, Zinco, L-arginina, L-carnitina, Citrullina, Myoinositolo, Acido folico, Coenzima Q10, Acido Aspartico, N-AcetilCisteina. Il consiglio è di chiedere sempre il parere del medico prima di assumere qualsiasi integratore e di ripetere l’esame del liquido seminale a distanza di 2 3 mesi, dopo la corretta assunzione degli stessi.

Nell’ultima raccolta di liquido seminale si teme che il campione prodotto sia troppo poco: sarà sufficiente per fecondare gli ovociti della mia partner?

L’ipospermia, ovvero la produzione di un volume di liquido seminale inferiore a 1,5 ml, viene comunemente associata a problemi di sterilità: avere un basso volume seminale, infatti, viene collegato a difetti nell’apparato riproduttore maschile, associati ad alterazioni di altri fattori che intervengono sulla qualità e sulla quantità degli spermatozoi.

Bisogna ugualmente tenere presente che spesso ci si trova di fronte a casi in cui un uomo con un volume normale di liquido seminale, ma con una cattiva mobilità e/o morfologia degli spermatozoi, abbia le stesse possibilità di ottenere una gravidanza di un uomo con ipospermia, i cui spermatozoi invece, siano mobili, normoconformati e mostrino un’elevata capacità di fecondazione.

Quindi, essenzialmente gli spermatozoi all’interno del liquido seminale devono essere di buona qualità perché solo così saranno in grado di fecondare gli ovociti della partner.

Non è sufficiente allora un esame per essere sicuri della proprio fertilità? Spermiogrammi fatti a distanza di mesi possono essere tanto differenti l’uno dall’altro?

Bisogna tener conto che i valori che derivano dell’esame del liquido seminale di un uomo sono soggetti a oscillazioni frequenti nel corso della vita. E’ dunque possibile che uno stesso paziente a distanza di pochi mesi, 2 o 3, si trovi con valori refertati differenti. Questo accade perché la spermatogenesi può essere influenzata da molteplici fattori riassunti di seguito:

  • Malattie infettive, ad esempio parotite e tubercolosi;
  • Malattie sessualmente trasmesse;
  • Malattie croniche (diabete, aterosclerosi, insufficienza renale, lupus eritematoso, ipertensione..);
  • Farmaci;
  • Alcol, fumo, droghe;
  • Aumentata temperatura testicolare;
  • Esposizione a metalli pesanti (cadmio, mercurio, boro) e pesticidi;
  • Stress;
  • Varicocele;
  • Anomalie genetiche.

Dott.ssa Zicchina

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile che offre
concrete speranze di procreazione

Ecco come la nuova tecnica contro l’infertilità maschile, il Micro-TESE, consente fino
a un 56% di recupero di spermatozoi nei pazienti con azoospermia

 

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile, Micro-TESE (Microdissection Testicular Sperm Extraction), rappresenta una vera e propria rivoluzione. Consiste in una biopsia testicolare eseguita mediante un microscopio chirurgico che identifica con precisione le zone del testicolo dove sono sicuramente presenti spermatozoi.

Un microscopio che permette di selezionare solo spermatozoi adatti alla procreazione

Nello specifico, il microscopio aumenta il campo visivo dell’urologo, che esegue la biopsia di 25-40 x a livello dei tuboli dove si sviluppano gli spermatozoi all’interno del testicolo, consentendo una maggior selettività dell’operazione, evitando danni e facendo crescere del 20% la possibilità di identificare spermatozoi adatti alla riproduzione.

 

Praticata in Spagna già da diversi anni ha permesso un recupero di oltre il 56% e 6 gravidanze

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile arriva dalla Spagna, dove è già praticata da diversi anni nelle cliniche specializzate integralmente nella riproduzione umana. Per fare un esempio concreto, solo nel 2016 grazie al Micro-TESE, sono state eseguite 23 biopsie da cui, in 13 casi, è stato possibile il recupero degli spermatozoi. I dati stimano un tasso di recupero pari al 56,53%, un numero davvero significativo. Inoltre, grazie al recupero di tali spermatozoi, si sono avviate, attraverso un ciclo di fecondazione in vitro, 6 gravidanze.

Aumentando le probabilità di ottenere spermatozoi ottimi per la fecondazione rispetto a quanto accade con la biopsia testicolare classica, il Micro-TESE diminuisce i casi in cui la coppia deve ricorrere alla donazione del seme, per infertilità maschile.

 

Gli esperti spiegano come funziona la nuova tecnica contro l’infertilità maschile

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile si pratica presso IVI, un’istituzione sanitaria spagnola specializzata integralmente nella riproduzione umana che conta oltre 40 cliniche in 10 Paesi del mondo. IVI è tra i pochi centri in Spagna dove si utilizza il recupero di spermatozoi tramite Micro-TESE.

“Dobbiamo sempre contare su personale qualificato, con un team di urologi e biologi – afferma il dottor Saturnino Lujan, urologo presso il Centro IVI di Valencia -. Una volta ottenuto il campione di sperma, questi potrà essere congelato in vitro per essere utilizzato in futuro o direttamente senza la necessità di ricorrere a trattamenti di congelamento”.Anche se Micro-TESE è un metodo rivoluzionario per recuperare gli spermatozoi, “l’ideale – conclude la dottoressa Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma – sarebbe raggiungere un ingrandimento visivo tale che ci consenta di vedere direttamente lo sperma. Attualmente stiamo lavorando su tecniche di immagine che ci renderanno più facile l’individuazione dei tubuli che contengono sperma”.

Esistono numerosi protocolli di stimolazione ovarica ma, per la fecondazione in vitro, i più utilizzati sono i protocolli di stimolazione lungo e corto. In entrambi i casi i farmaci impiegati sono gli stessi, mentre le differenze sostanziali riguardano il momento di somministrazione e le candidate all’accesso.
Vediamo allora di vedere, un po’ più nel dettaglio, quali sono le differenze sostanziali tra i protocolli di stimolazione lungo e corto.

 

Come funziona il protocollo di stimolazione lungo

Nel protocollo di stimolazione lungo la paziente inizia ad assumere gli ormoni il secondo giorno del ciclo. La funzione svolta da questi farmaci è di sopprimere gli ormoni FSH e LH in modo da bloccare l’ovulazione e la produzione di estradiolo. La soppressione controllata delle ovaie con il protocollo FIVET di stimolazione lungo prevede che i follicoli che si origineranno non saranno di dimensioni superiori ai 15 mm e consente allo specialista di controllare completamente la stimolazione ovarica, al fine di evitare una luteinizzazione precoce, ovvero un picco di LH intempestivamente determinato come risposta a concentrazioni crescenti di estrogeni, cioè quando il follicolo è ancora immaturo.
La stimolazione ovarica si effettua con antagonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH) e di norma la crescita follicolare è stabile. Una volta verificato che i follicoli hanno le giuste dimensioni (inferiori a 17 mm) e che il livello di estradiolo è buono (150-200 pg/ml), si somministra hCG (human chorionic ormone) o gonadotropina corionica per ottenere la maturazione ovarica finale. Queste iniezioni di hCG vengono somministrate, infatti, 32-36 ore prima del prelievo degli ovociti.

 

Come funziona il protocollo di stimolazione corto

Il protocollo di stimolazione corto ha durata di circa 4 settimane e corrisponde al ciclo naturale. Tende a essere consigliato alle donne “più avanti con l’età” (in genere dai 37 anni in su) soprattutto se hanno mostrato una bassa risposta delle ovaie nei precedenti cicli.
Tra i protocolli di stimolazione lungo e corto, la differenza è che in quest’ultimo la stimolazione inizia subito il primo giorno del ciclo per sfruttare la liberazione massiva di gonadotropine endogene che si verifica con la somministrazione di GNRHa, prima che s’instauri il blocco ipofisario. Se tutti i controlli e le analisi del sangue vanno bene si procede subito con la somministrazione delle GnRH antagoniste.
I vantaggi sono che, a differenza del protocollo lungo, la quantità introdotta di ormoni è molto più bassa. Se la donna non risponde a questo tipo di stimolazione è chiaramente evidente fin da subito che non può produrre ovuli per conto proprio e che, se desidera un figlio, l’unica opzione praticabile è un programma di FIVET che preveda l’ovodonazione.

Dott. Placido Borzì

I fattori predittivi di abbandono dei trattamenti della PMA, se valutati in anticipo, possono aiutare i medici a reinstradare le pazienti nell’iter terapeutico.

Dopo aver descritto i motivi e le principali situazioni che portano una coppia al drop-out della PMA, ovvero a decidere di abbandonare il percorso diagnostico-terapeutico per l’infertilità, è opportuno, infatti, esaminare i cosiddetti fattori predittivi di abbandono dei trattamenti della PMA.
Valutare per tempo i suddetti fattori, dunque, può essere un buon aiuto per gli specialisti a individuare le coppie più propense all’abbandono e a intervenire nel modo giusto per far capire l’importanza dell’aderenza all’iter terapeutico.

Tre le variabili ascrivibili tra i fattori predittivi di abbandono dei trattamenti della PMA

I fattori predittivi di abbandono dei trattamenti della PMA sono legati prevalentemente a tre variabili. Analizziamoli nel dettaglio.

  1. Storia dell’infertilità: abbandonano più facilmente le coppie che:
  • hanno già avuto un figlio;
  • in cui la causa dell’infertilità è maschile;
  • le donne con endometriosi e con problemi cronici di ovulazione.
  1. Tipo di trattamento: abbandonano più facilmente le pazienti:
  • sottoposte a regimi terapeutici molto aggressivi;
  • quelle in cui è stato recuperato un basso numero di ovociti, in cui l’embryo transfer non è stato effettuato per mancata fertilizzazione degli ovuli;
  • chi ha avuto una gravidanza esitata in aborto;
  • che hanno aspettato un tempo troppo lungo tra un trattamento e un altro.
  1. Tipologia di pazienti: correlati negativamente al completamento dei trattamenti sono:
  • età avanzata;
  • fattori psico-sociali;
  • difficoltà economiche;
  • problemi di relazione di coppia;
  • basso livello sociale;
  • fattori personali quali idiosincrasia, motivi etici, ansia e depressione, logistica, paura per la propria salute, altre scelte come l’adozione.

Riferimenti bibliografici
1. Verhagen et al, Human Reproduction 2008, 23: 1793-99
2. Gameiro et al, Human Reproduction Update 2012, Nov, 18(6): 652-69
3. M. Brandes et al, Human Reproduction 2009 vol 24, N° 12: 3127-35
4. S. Gameiro et al, Human Reproduction Update, 2012, vol 0, pp 1-12
5. Domar et al, Human Reproduction 2012, n°4, pp 1073-79

Dott.ssa Luciana De Lauretis

Lo spermiogramma di per sé fornisce al paziente informazioni sulla quantità e sulla qualità in termini di motilità e morfologia degli spermatozoi. Tuttavia un altro aspetto qualitativo importante de tenere in considerazione in caso di infertilità maschile è l’integrità del DNA nel nucleo degli spermatozoi maturi. Negli uomini con parametri seminali fortemente alterati la percentuale di problemi al DNA come rotture o lesioni risulta intorno al 25%, percentuale maggiore rispetto a quanto si riscontra negli uomini con liquido seminale nella norma, dove tale percentuale si aggira attorno al 10%.

Numerosi studi hanno evidenziato come un’eccessiva frammentazione del DNA spermatico compromette la fertilità maschile in quanto lo spermatozoo altamente frammentato può perdere la capacità di fertilizzare l’ovocita, o se riesce a farlo origina embrioni non vitali o di cattiva qualità che difficilmente riescono ad impiantarsi e a portare ad una gravidanza. In aggiunta, se la gravidanza si instaura possono dare origine ad aborti precoci. Il test della frammentazione del DNA spermatico fornisce dunque risultati di non minore importanza rispetto allo spermiogramma, tanto che ad oggi viene effettuato nella maggior parte dei laboratori di seminologia.

Il valore soglia di danno al DNA degli spermatozoi è pari al 30%, superato il quale la fertilizzazione e lo sviluppo dell’embrione vengono compromessi. Dunque tale test diagnostico può essere d’aiuto per definire un corretto programma terapeutico in particolar modo nei casi di infertilità idiopatica (cioè senza cause note), di ripetuti fallimenti di cicli di fecondazione assistita, in caso di sviluppo embrionario anomalo e in caso di aborti ripetuti.

Il danno al DNA dello spermatozoo è causato da diversi fattori come difetti della maturazione degli spermatozoi all’interno del testicolo, processi di morte cellulare degli spermatozoi, aumento di radicali liberi dell’ossigeno nel liquido seminale; fenomeni patologici quali varicocele, alti livelli di insulina, stati infiammatori, febbri alte e infezioni da Chlamydia e Mycoplasma, esposizione a tossine ambientali e/o ad alte temperature, chemio e/o radioterapia, fumo di sigaretta ed uso di alcune droghe ed infine può essere legato all’età.

Dott.ssa Stefania Luppi

Se l’attività svolta è eccessiva, sport e fertilità maschile possono generare un cortocircuito

Che fare attività fisica e praticare uno sport faccia bene alla salute dell’organismo è ormai una regola generale piuttosto consolidata. Tutta la comunità scientifica è d’accordo nell’affermare questo: l’esercizio fisico svolto con regolarità previene moltissime malattie, a cominciare da quelle cardiovascolari – solo per citarne alcune -, oltre a far bene alla linea.

Occorre, però, prestare attenzione al tipo di sport che si sceglie di svolgere e al livello d’intensità dell’attività fisica: è stato infatti scoperto che tra sport e fertilità maschile esiste un legame dagli effetti molto negativi. Il riferimento specifico, stando alle recenti ricerche, è a tutte le attività sportive che producono un forte impatto fisico sui genitali maschili.

Sport e fertilità maschile: sotto accusa gli sport con forte impatto meccanico sui genitali maschili

Sotto la lente d’ingrandimento di questo pericoloso binomio sport e fertilità maschile, ci sono sport come: equitazione, ciclismo, aplinismo, atletica leggera, maratona, attività subacquea e alcune attività in palestra. Il comune denominatore di questi sport – secondo quanto spiegano gli esperti – è che essi vanno a ridurre l’afflusso di sangue ai genitali comprimendo direttamente la zona perineale. Altro elemento che unisce tutte queste discipline sportive, oltre all’azione meccanica esercitata, è che spesso chi li pratica, per migliorare le proprie prestazioni, ricorre all’uso di anabolizzanti. Come in tutte le cose è l’eccesso a far innalzare il rischio che sport e fertilità maschile possano entrare in cortocircuito e produrre un danno all’apparato genitale dell’uomo che si traduce in incapacità di fecondare.

Ad ampliare il problema della fertilità maschile concorrono poi altri fattori come le infezioni trasmesse per via sessuale come la Clamidia e il papilloma virus, causate da un uso scorretto della contraccezione o da una scarsa igiene intima.

Sport e fertilità maschile: i pericoli derivano dagli eccessi

Il rapporto tra sport e fertilità maschile compromessa è quindi dovuto all’iperallenamento, all’eccesso, come dicevamo. Che cosa accade nel corpo umano quando viene svolta un’attività fisica esagerata e magari si sono anche assunti anabolizzanti? Si danneggia l’equilibrio ormonale e viene a modificarsi la produzione di testosterone. In più, peggiora la libido e la quantità e la qualità del liquido seminale ne risentono. Alla lunga questa condizione genera infertilità.

Resta comunque una questione molto dibattuta e controversa quella del legame tra sport e fertilità maschile. Come spesso avviene, la risposta ai dubbi risiede nella cosiddetta “via di mezzo”: un’attività fisica moderata ma costante, secondo quanto abbiamo già in parte detto, non può che avere effetti benefici per l’organismo. Infatti, oltre a evitare accumuli di grasso e sovrappeso, migliora il funzionamento di tutto l’apparato cardiovascolare, regolando il flusso di sangue in tutte le arterie, comprese quelle del pene. È questo il motivo per cui, negli uomini meno sedentari, si riscontra un aumento della motilità degli spermatozoi.

Si riscontra una diminuizione della fertilità maschile. Da che cosa dipende e le conseguenze psicologiche

Il fattore età nella ricerca di un figlio oltre a influenzare la fertilità femminile gioca un ruolo determinante anche sulla fertilità maschile. Negli ultimi anni, infatti, si sta assistendo a una diminuizione della fertilità maschile dovuta, appunto, a un’innalzamento dell’età media anche per i maschi del tentativo di procreare.

Se gli ovociti invecchiano, si sta osservando che la stessa cosa avviene anche per gli spermatozoi.

Per l’uomo è difficile affrontare un iter terapeutico

Una volta posta una dichiarazione d’infertilità per la coppia, molti iniziano un percorso di procreazione medicalmente assistita  che, sebbene per l’uomo risulti essere meno invasiva, può rappresentare comunque, a livello psicologico, una vera e propria sfida con se stesso. Questo aspetto, spesso sottovalutato, è stato affrontato da alcuni psicoterapeuti che hanno descritto come gli uomini abbiano maggiori difficoltà nell’adesione a un iter terapeutico, mentre le donne sono abituate a sottoporsi a controlli ginecologici sin da ragazze. L’uomo questo tipo di rapporto con il medico non ce l’ha e la difficoltà e l’imbarazzo crescono se le visite che deve effettuare riguardano l’apparato genitale.

La diminuizione della fertilità maschile si scontra con il desiderio dell’uomo, poco fondato nella realtà, che il concepimento possa avvenire naturalmente senza dover ricorrere a trattamenti di PMA e dunque doversi esporre in prima persona.

L’eterologa può creare difficoltà psicologiche ancora maggiori

I problemi maggiori a livello di gestione psicologica nascono, poi, se anche la strada della fecondazione assistita non porta frutti e la coppia decide di optare per la fecondazione eterologa. Fino a poco tempo fa molti uomini “prendevano tempo” visto il divieto italiano allo svolgimento di questa pratica, ma ora le cose, dopo la sentenza favorevole della Consulta del 9 aprile 2014, sono cambiate. L’eterologa, però, può creare molti più problemi a livello psicologico per l’uomo che può far fatica a sentirsi padre a tutti gli effetti e a dover custodire il “segreto” dell’ovodonazione.

Molte coppie che ricorrono all’eterologa, infatti, scelgono di non dire al proprio figlio la sua origine perché temono che non possa essere accettato. In questo modo, però, si ingigantisce lo stato di ansia e di pressione psicologica per l’uomo.

La diminuzione della fertilità maschile può quindi innescare tutta una serie di meccanismi nell’uomo che lo mettono a durissima prova. Occorrerà la complicità della donna perché si possano fare scelte azzeccate e affinché la gestione psicologica di una procreazione medicalmente assistita  non risulti essere troppo gravosa.