Perché sono poco fertile? Quali strategie posso adottare per aumentare la mia fertilità? Esistono farmaci o integratori in grado di migliorare la qualità del mio seme? Sono queste le principali domande di molti uomini che si trovano ad affrontare una situazione di infertilità di coppia.
Risponde nel dettaglio il Dottor Emilio Italiano, Specialista Urologo, Andrologo, Consulente Sessuologo.
L’andrologo, le cause, gli esami
In precedenti articoli abbiamo analizzato come la figura dell’Andrologo sia spesso determinante nella salute riproduttiva di una coppia infertile. Sono state valutate le possibili cause che possono determinare un peggioramento della qualità degli spermatozoi e gli esami appropriati per valutare un maschio con potenzialità riproduttive ridotte.
In questo articolo prenderemo in considerazione le terapie che possono essere eseguite per permettere un miglioramento della qualità seminale. Questo sia in un’ottica di ricerca di una gravidanza spontanea, sia nell’eventualità di fornire al ginecologo esperto in medicina della riproduzione un seme di migliore qualità. È noto, infatti, che le tecniche di riproduzione assistita abbiano una “live birth” (bimbo in braccio) migliore quando anche l’uomo è stato curato.
Le infezioni del tratto riproduttivo
Se la visita andrologica ha fatto sospettare un’infezione del tratto seminale (ad esempio prostatiti, orchiti o MAGI, Male Accessory Gland Infections – infezioni delle ghiandole cosiddette accessorie del tratto riproduttivo maschile) si effettuerà una spermiocoltura con ricerca di tutti i possibili patogeni che possono aggredire il tratto seminale. Una volta individuato il germe patogeno la spermiocoltura indirizzerà verso una terapia antibiotica mirata, che deve necessariamente essere eseguita dalla coppia. In tal modo si cercherà di evitare “l’effetto ping-pong” legato ad una ricaduta o recidiva per mancato trattamento della partner.
Il varicocele
Il varicocele è la presenza di vene varicose del plesso pampiniforme. Si verifica quasi esclusivamente sul lato sinistro dello scroto a causa di una assenza o incompetenza delle valvole nella vena spermatica interna di sinistra. Può provocare una sintomatologia gravativa all’emiscroto sinistro, raramente dolore e, se trascurato negli anni, ipotrofia (rimpicciolimento) testicolare in alcuni pazienti. Tra le coppie infertili, l’incidenza di varicocele aumenta al 30-40%.
La prevenzione delle possibili conseguenze del varicocele è molto importante ed è attuabile mediante una diagnosi e un trattamento precoci. Infatti, quando ne esiste l’indicazione, prima si interviene sul varicocele migliori saranno i risultati per il mantenimento o il recupero della fertilità.
L’indicazione al trattamento viene posta dall’andrologo e ha come scopo principale quello di migliorare la salute testicolare. Se non c’è indicazione al trattamento, è opportuno comunque effettuare controlli andrologici periodici. Attualmente per la varicocelectomia, cioè l’asportazione del varicocele, sono disponibili diverse opzioni terapeutiche:
approccio chirurgico o microchirurgico e la scleroembolizzazione anterograda
metodica radiologica endovascolare.
Altre cause di infertilità maschile
Vi sono naturalmente molte altre cause che possono ridurre la fertilità maschile ed ognuna richiede una diagnosi accurata ed una conseguente terapia:
Anomalie genetiche
Malattie sistemiche
Farmaci che alterano la spermatogenesi (è noto l’effetto dannoso della finasteride utilizzata per la caduta dei capelli) o l’eiaculazione
Forme immunologiche
Droghe ‘ricreative’
e tante altre
L’andrologo indagherà, per esempio tra le cause pre-testicolari, su un eventuale ipogonadismo (una condizione patologica caratterizzata da insufficiente produzione di testosterone da parte delle cellule di Leydig con conseguente deficit androgenico a ridotta o assente produzione di spermatozoi con conseguente infertilità). Tale condizione a sua volta potrebbe essere sostenuta da altre patologie indagabili e possibilmente correggibili.
La supplementazione con nutraceutici
L’impatto clinico dei nutraceutici sulla qualità dello sperma e sui tassi di concepimento1 è stato ampiamente studiato e la più importante review pubblicata2 ne ha legittimato l’utilità. Ricordiamo che col termine nutraceutici definiamo un alimento, o parte di un alimento, con comprovati effetti benefici e protettivi sulla salute sia fisica che psicologica dell’individuo. Per essere tale deve avere le seguenti caratteristiche:
sicurezza e meccanismo di azione ben definito
efficacia dimostrata
assenza di eventi avversi
Il razionale di azione di un nutraceutico utilizzato nella infertilità maschile si basa fondamentalmente sull’evidenza che lo stress ossidativo (una condizione patologica che si verifica quando in un organismo vivente si produce uno squilibrio fra la produzione e l’eliminazione di specie chimiche ossidanti) produce una quantità abnorme di radicali liberi che danneggiano lo spermatozoo in diverse maniere. I radicali liberi possono essere conseguenza di fattori fisici (radiazioni ionizzanti, radiofrequenze, raggi UV), chimici (farmaci di sintesi chimica, chemioterapici, veleni ambientali, inquinamento atmosferico), o biologici (virus, batteri, infezioni). Un buon nutraceutico, per migliorare la qualità del seme, richiederà spesso un insieme di componenti antiossidanti: vitamine (C, E), carnitina, licopene, glutatione, zinco, selenio, acido folico, coenzima Q10.
Terapie con gonadotropine
A luglio del 2021 si è svolta a Palermo una Consensus Conference sulla terapia del maschio infertile. In tale contesto è stata consacrata l’utilità delle gonadotropine nel maschio infertile. Le gonadotropine sono ormoni prodotti dall’ipofisi, una piccola ghiandola che si trova alla base del cranio. La loro funzione principale è quella di regolare l’attività riproduttiva degli organi genitali femminili e maschili. È noto come nella procreazione medicalmente assistita (PMA) nella tecnica della FIVET o della ICSI3 la donna viene stimolata con gonadotropine per forzare le ovaie a produrre un numero maggiore di ovociti rispetto ad un ciclo usuale.
Alla stessa maniera l’andrologo valuta un maschio infertile richiedendo un dosaggio dell’FSH che, se basso, potrebbe essere motivo della alterazione dei parametri seminali. Una terapia con urofollitropina o altre gonadotropine nel maschio di una coppia infertile può, in buona percentuale di casi, migliorare il quadro seminologico. Quando parliamo di un miglioramento del quadro seminale non ci riferiamo soltanto ai parametri cosiddetti convenzionali (numero, motilità, morfologia), ma anche a quelli “non convenzionali” che usualmente non vengono studiati in un esame di base.
Conclusioni
L’alleanza ginecologo-andrologo è alla base delle soluzioni delle problematiche di una coppia a rischio infertilità. Prima di correre per eseguire una tecnica di riproduzione assistita uno studio accurato del maschio può fare individuare cause maschili, spesso potenzialmente correggibili, che ostacolano il percorso riproduttivo di una coppia. Altre volte migliorando la qualità del seme si permette al ginecologo della riproduzione di ottenere successi più elevati nelle tecniche di PMA.
Antioxidants for male subfertility – Smits RM, Mackenzie-Proctor R, Yazdani A, Stankiewicz MT, Jordan V, Showell MG.Cochrane Database Syst Rev. 2019 Mar 14;3(3)
Antioxidants for male subfertility – Showell MG, Mackenzie-Proctor R, Brown J, Yazdani A, Stankiewicz MT, Hart RJ.Cochrane Database Syst Rev. 2014;(12)
La salute riproduttiva inizia da bambini. Nel periodo tra l’infanzia e l’adolescenza, infatti, si verificano numerose trasformazioni sia fisiche sia psicologiche prima di giungere alla maturità sessuale.
Tali cambiamenti possono favorire disturbi del sistema riproduttivo e determinare, in età adulta, difficoltà di concepimento se non addirittura infertilità, soprattutto se associati a stili di vita scorretti (ad esempio il fumo di sigaretta, il consumo di alcool, un regime alimentare non equilibrato, il sovrappeso, la sedentarietà).
I maschi, tuttavia, a differenza delle femmine, non hanno l’abitudine di sottoporsi a visite specialistiche periodiche a scopo preventivo e spesso si trovano ad affrontare un problema di salute riproduttiva quando, da adulti, decidono di avere dei figli e incontrano difficoltà di concepimento.
Da anni la Società Italiana di Andrologia (SIA) ha lanciato l’allarme, sottolineando che le cause maschili di infertilità sono troppo spesso trascurate e che negli ultimi trent’anni l’infertilità maschile è raddoppiata.
Il primo passo è rivolgersi all’andrologo e ne abbiamo parlato con ilDottor Emilio Italiano, Specialista Urologo, Andrologo, Consulente Sessuologo.
Chi è l’andrologo?
L’Andrologia deriva dalla parola greca aner (uomo) e logos (discorso) ed è la branca della medicina che focalizza i propri studi sulla salute maschile, con particolare riferimento alle disfunzioni dell’apparato riproduttore e urogenitale. Rappresenta pertanto lo specialista del maschio e l’analogo del ginecologo per la donna.
Negli anni, grazie a campagne di sensibilizzazione dedicate e all’attualità dei temi che tratta, l’Andrologia si è ritagliata uno spazio sempre più adeguato ed i giovani, ma spesso anche i genitori, sono sempre più attenti alla valutazione delle problematiche andrologiche e ad effettuare visite di prevenzione.
Il benessere del maschio per l’OMS
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’infertilità maschile rappresenta un’autentica patologia e come tale richiede di essere diagnosticata ed affrontata in maniera scrupolosa e tempestiva (1). Tuttavia, la mancanza, anche nei Paesi industrializzati, di politiche di prevenzione andrologica e di valutazione della salute riproduttiva, specie negli adolescenti e nei giovani-adulti, è frequentemente responsabile di una diagnosi tardiva o inappropriata di infertilità da fattore maschile, potenzialmente reversibile se adeguatamente e precocemente riconosciuta.
Infertilità di coppia
Quando parliamo d’infertilità di coppia definiamo l’assenza di concepimento dopo un anno di rapporti non protetti. A questo punto, come è correttamente indicato nelle Linee Guida delle Società Scientifiche, ognuno dei due partner comincia un iter di studio separato che mira a identificare eventuali problematiche. Per il maschio la visita andrologica è la base dello studio e solo in un secondo tempo si effettuerà un esame seminologico (o spermiogramma) che valuta la ‘qualità del seme’ (numero, motilità, morfologia) e ogni altro accertamento necessario.
La visita andrologica
La visita andrologica, come per ogni altra visita specialistica, comincia da una corretta anamnesi per indagare poi su eventuali anomalie alla nascita o nel percorso di sviluppo del maschio. Successivamente, si esplorerà sulla presenza di eventuali anomalie nella fase della pubertà e nel periodo successivo.
Così come per le femmine è ben noto il menarca, allo stesso modo per il maschio esiste lo spermarca definito come l’inizio dello sviluppo della spermatogenesi nei testicoli dei maschi a partire dalla pubertà. Essa sancisce il passaggio all’età adulta e ne inizia la possibilità di riprodursi.
Da un punto di vista fisiologico è dovuto alla ripresa della produzione del testosterone da parte delle cellule di Leydig dei testicoli, cellule che erano rimaste ‘addormentate’ dopo i primi mesi dalla nascita e che riprendono la loro funzione. Compaiono pertanto anche i caratteri sessuali secondari: la crescita dei peli pubici, di quelli ascellari e del volto, il cambio del tono della voce, l’aumento del volume testicolare e del pene e altro ancora.
L’esame obiettivo completerà la parte più importante dell’inquadramento del maschio.
Possibili patologie
La visita spesso può identificare una causa molto comune di riduzione della fertilità del maschio: il varicocele, che altro non è che la presenza di vene varicose del plesso pampiniforme. Circa il 10-15% di tutti gli uomini hanno un varicocele, la maggior parte sono asintomatici e molti non sono associati a sterilità o sintomi. Altre volte è possibile che il varicocele dia una chiara sintomatologia dolorosa o di “pesantezza” nell’emiscroto sinistro, specie dopo prolungata stazione eretta o attività sportiva intensa.
La diagnosi è clinica (basta cioè un corretto esame obiettivo) e valuta il varicocele in tre gradi: quello di I grado è palpabile solo con manovra di Valsalva (spingere con l’addome l’aria verso il basso), il II grado è palpabile senza Valsalva e il grado III è un varicocele di grandi dimensioni che è visibile ad occhio nudo anche senza palpazione.
Tra le altre cause ricordiamo:
Prostatiti: un processo infiammatorio della ghiandola prostatica che altera la qualità del secreto prostatico e la produzione degli spermatozoi.
Malattie a trasmissione sessuale: i microrganismi possono interferire con la vitalità e la produzione degli spermatozoi, nonché con la qualità del secreto prostatico e vescicolare.
Criptorchidismo: la mancata discesa nello scroto dei testicoli che induce la perdita della funzione produttiva degli spermatozoi.
Disfunzioni ormonali: i disordini della regolazione ipotalamico-ipofisario-testicolare altera gli equilibri necessari alla stimolazione ormonale degli organi produttori; tali disordini possono essere dovuti a fattori endogeni e talvolta all’azione di alcuni farmaci.
Farmaci: oltre quelli interferenti con la regolazione ormonale, altri farmaci hanno azioni tossiche più o meno dirette, soprattutto nelle assunzioni a medio-lungo periodo.
ed altro.
Conclusioni
Un fattore maschile, tra cause maschili dirette e quelle miste, è ormai presente nel 60% circa delle coppie infertili. È quindi importante iniziare precocemente l’analisi del partner di sesso maschile, nell’ambito di una valutazione di coppia, per evitare inutili o inappropriate terapie o indagini invasive nella donna.
La maggior parte degli interventi terapeutici si basa sullo stato di fertilità di entrambi i partner, e non può essere intrapreso un adeguato counseling di una coppia infertile finché entrambi i partner non siano stati valutati approfonditamente.
Rowe P.J., Comhaire F.H., Hargreave T.B., et al. WHO manual for the standardized investigation, diagnosis and management of the infertile male. World Health Organization, Geneva, 2000.
Emanuele Jannini, Andrea Lenzi e Mario Maggi, Sessuologia medica II ed.: Trattato di Psicosessuologia, medicina della sessualità e salute della coppia, Edra, 16 gennaio 2017.
La dieta mediterranea e l’attività fisica regolare riducono i danni da inquinamento sulla fertilità maschile.
E’ quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori italiani, pubblicato sulla rivista scientifica European Urology Focus.
Uno studio tutto italiano
Un corretto stile di vita, che comprenda dieta mediterranea ed attività fisica regolare, può migliorare la qualità del liquido seminale nei giovani maschi, anche se sono nati nelle aree più inquinate d’Italia.
Lo rivela lo studio FASt (Fertilità, Ambiente, Stili di Vita) finanziato dal Ministero della Salute all’ASL di Salerno. Vi hanno partecipato numerose Istituzioni, tutte italiane: oltre all’Istituto Superiore di Sanità, CNR ed Enea, anche le università di Brescia, Milano e Napoli Federico II.
E’ il primo studio clinico al mondo sugli effetti della dieta mediterranea e dell’attività fisica sulla fertilità di maschi giovani che vivono in aree ad alto inquinamento.
Il Razionale
Le malattie cronico-degenerative sono aumentate in modo esponenziale nella popolazione generale. Inoltre, anche l’incidenza di tumori nella fascia di età dell’infanzia e dell’adolescenza è maggiore nelle ultime due decadi. Di conseguenza, le nuove generazioni sono più suscettibili alle malattie. Questi fenomeni spostano l’attenzione della ricerca sul fronte riproduttivo, considerando i gameti, in particolare quelli maschili (più sensibili rispetto a quelli femminili agli stress endogeni ed esogeni), il primo bersaglio.
Un progetto lungo oltre due anni
I giovani che hanno partecipato allo studio, durato oltre due anni, vivono in alcune delle zone più inquinate d’Italia. Si tratta dell’area di Caffaro (BS), la Terra dei fuochi in Campania e la valle del Sacco (FR). In questi territori gli indici di salute generale sono più sfavorevoli e hanno un impatto anche sulla salute riproduttiva.
Il campione selezionato inizialmente era di 600 persone. Di queste, 263 hanno completato lo studio. Sono ragazzi giovanissimi (18-22 anni), tutti sani, normopeso, non fumatori, non bevitori abituali. I giovani erano divisi in due gruppi: uno ha seguito per 4 mesi la dieta mediterranea e praticato regolarmente una moderata attività fisica, l’altro no.
Al momento del reclutamento e alla fine dei 4 mesi a tutti soggetti sono stati somministrati questionari (alimentari e stili di vita) ed eseguiti esami ematici di routine, esame del seme (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi), e altri esami per rilevare la presenza, nel sangue e nel liquido seminale, di metalli pesanti e sostanze inquinanti.
Lo stile di vita seguito dalle persone arruolate si basava su una migliore aderenza al modello di dieta mediterranea e sulla pratica di attività fisica.
I risultati
Dallo studio emerge che uno stile di vita corretto, basato su dieta mediterranea e regolare attività fisica, può migliorare la qualità del liquido seminale nei giovani uomini. Ciò avviene nonostante vivano in aree altamente inquinate.
“In soli quattro mesi la qualità dello sperma (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi) e lo stato ossidativo sono risultati significativamente migliorati nel gruppo di intervento a differenza di quello di controllo, in cui sono invece peggiorati. Un dato significativo anche considerando che allo studio hanno partecipato ragazzi in buona salute, con uno stile di vita sano”, ha commentato Stefano Lorenzetti dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinatore dello studio.
Si chiama Nell2, è una proteina ed è in grado di “accendere” gli spermatozoi. Quando Nell2 li accende, avvia il processo che li fa maturare e li rende pronti a fecondare l’ovocita. Gli scienziati dell’ateneo giapponese di Osaka hanno individuato la proteina in uno studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Science. Questa scoperta può avere implicazioni importanti nello sviluppo di terapie per l’infertilità e la contraccezione maschile.
Lo studio
La proteina Nell2 viene prodotta dai testicoli per poi viaggiare attraverso il liquido seminale. Nell2 entra in azione quando gli spermatozoi raggiungono l’epididimo, un sottile condotto che congiunge il testicolo al dotto deferente. Proprio in questa zona, infatti, gli spermatozoi iniziano la fase di maturazione che li rende capaci di fecondare.
I ricercatori giapponesi. hanno dimostrato che quando la proteina Nell2 non è presente o è presente ma non attiva, l’epididimo non riesce a produrre un enzima chiave per la fertilità maschile. Di conseguenza, gli spermatozoi non sono in grado di entrare nelle tube dell’utero femminile o di fertilizzare l’ovocita.
Lo studio è stato condotto in vivo, utilizzando una tecnica innovativa di editing del genoma. abbiamo lavorato su topi maschi privi della proteina Nell2, dimostrando che erano sterili perche’ i loro spermatozoi non si muovevano”
I risultati risultano essere molto importanti nell’ambito della medicina della riproduzione e della fertilità maschile in particolare. La ricerca scientifica dovrà fare nuovi e ulteriori approfondimenti in questa direzione, trattandosi di una materia estremamente complessa. Tuttavia, i ricercatori sono molto soddisfatti dei risultati: “Abbiamo scoperto una complicata cascata di eventi che causa l’infertilità maschile – ha commentato il Prof. Daiji Kiyozumi, coordinatore dello studio – e che può avere implicazioni importanti nello sviluppo di terapie per l’infertilità e la contraccezione maschile”.
Kiyozumi D et al., NELL2-mediated lumicrine signaling through OVCH2 is required for male fertility. Science, 2020, Vol. 368, Issue 6495, pp. 1132-1135. DOI: 10.1126/science.aay5134. Disponibile al link: https://science.sciencemag.org/content/368/6495/1132.abstract
Maurizio Bini SSD Diagnosi e Terapia della sterilità e Crioconservazione ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Cà Granda, Milano
La fertilità maschile pare proporzionata al coinvolgimento emotivo. La qualità seminale dipende infatti dall’intensità orgasmica che a sua volta è collegata al livello di eccitazione e alle modalità di preparazione del campione. Molte strutture si stanno attrezzando per garantire una miglior qualità dei gameti maschili.
Nel sesso maschile l’intensità orgasmica determina la qualità del materiale seminale prodotto. La sessualità programmata non in funzione dei desideri personali ma in relazione alle necessità riproduttive e soprattutto la produzione in ambienti e in condizioni non ottimali a favorire l’eccitazione compromettono spesso la disponibilità di spermatozoi sia in senso qualitativo che in senso quantitativo.
La parola alla ricerca
Vi sono studi che hanno valutato la qualità seminale in funzione del tempo di permanenza del soggetto nella stanza di prelievo: il tempo prolungato, probabilmente associato alla difficoltà di attivazione dell’apparato genitale, si associa a materiale di peggior qualità. Anche i miglioramenti evidenziati in controlli successivi sono stati associati, oltre che alle eventuali terapie prescritte anche all’abitudine progressiva del soggetto alle inusuali condizioni di prelievo.
Il problema del rapporto tra fertilità maschile e l’intensità dell’eccitazione si acuisce in caso di donazione gametica per la preziosità del materiale biologico e per la scarsità dei soggetti donatori nei paesi che non prevedono la remunerazione. Nei paesi che prevedono un rimborso anche gli interessi economici premono per la risoluzione di questa criticità.
Nuovi ausili per facilitare la fertilità maschile nella donazione di gameti maschili
Numerosi centri di riproduzione, soprattutto oltreoceano ma anche in Spagna, si stanno attrezzando per migliorare le condizioni della donazione in modo da migliorare la fertilità maschile.
Non si tratta solo di sostituire il classico materiale eccitatorio cartaceo con video, ma anche di consentire, nell’anonimato della scelta, una vasta gamma di possibilità visive e di attrezzare gli spazi in modo confortevole (colori scuri, luci soffuse e una sensazione di igiene assoluta), e i nuovi ausili tecnici fanno la loro parte.
L’utilizzo di vagine artificiali monouso è ormai routine in alcuni centri; in altri si utilizzano sofisticati strumenti da masturbazione maschile (è disponibile una gamma quasi infinita di possibilità dimensionali, sensitive e tecniche utili a replicare qualsiasi preferenza personale). La ditta garantisce anche, nella più assoluta privacy lo smaltimento gratuito del materiale monouso utilizzato dopo il recupero del materiale biologico richiesto.
Alche i visori 3D o per la realtà virtuale sono stati testati per valorizzare gli aspetti eccitatori prima della donazione.
L’ultima frontiera é costituita dalla teledildonica cioè della possibilità di mimare una attività sessuale diadica (cioè tra due persone) utilizzando le nuove tecnologie. In commercio sono disponibili infatti attrezzature che mimano, nel contenitore di prelievo, i movimenti effettuati da un altro soggetto anche a migliaia chilometri di distanza. Si sta testando una tuta che consenta una trasmissione a distanza non solo del movimento ma anche delle sensazioni di calore, odore e tatto di una persona non realmente presente; in questo caso il prelievo del materiale seminale può avvenire in simulazione quasi perfetta di una attività sessuale standard.
Nei paesi dove non è prevista una remunerazione per il donatore questa forma di gratificazione indiretta potrebbe essere interpretata come una forma criptica di pagamento e le resistenze all’applicazione delle nuove tecnologie è più accentuata. I paesi nei quali la commercializzazione e gli aspetti economici sono preponderanti (Stati Uniti in testa) questa nuova via sembra ormai imboccata.
Disturbi endocrini come diabete, disturbi alla tiroide e all’ipofisi possono essere tra le cause che portano ben il 15% delle coppie ad avere difficoltà nel concepimento.
Il rapporto tra i disturbi endocrini e l’infertilità ha rappresentato uno degli argomenti trattati nel corso del 17° Congresso Nazionale AME, Associazione Medici Endocrinologi, recentemente svoltosi a Roma.
La fertilità maschile e femminile in caso di diabete
“La fertilità negli uomini con diabete mellito è generalmente ridotta rispetto alla popolazione generale”, spiega Olga Disoteo, Gruppo di lavoro Diabete AME – S.S.D. Diabetologia A.S.S.T. “Grande Ospedale Metropolitano Niguarda” Milano, “infatti, la motilità spermatica è significativamente più bassa e sono più frequenti difetti e immaturità rispetto allo sperma degli uomini senza diabete.
Nelle donne con diabete, a meno di altri disturbi come l’ovaio policistico, non vi è evidenza di fertilità ridotta: esse hanno circa il 95% della probabilità di avere un bambino a patto che controllino bene il diabete prima e durante la gravidanza.
Programmare la gravidanza in un periodo di ottimale controllo metabolico è indispensabile per minimizzare possibili malformazioni nell’embrione che, con un diabete fuori controllo, si presentano con una frequenza di 4-5 volte superiore rispetto alla popolazione generale. L’ottimale equilibrio metabolico prima e durante la gravidanza riduce inoltre la frequenza delle gravi e possibili complicanze che possono insorgere con frequenza maggiore nella donna diabetica durante la gestazione”.
Infertilità e disturbi alla tiroide
“Le disfunzioni alla tiroide”, spiega Rinaldo Guglielmi, Past President AME – Direttore Struttura Complessa Endocrinologia e Malattie Del Metabolismo, Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale, “portano a una riduzione della fertilità sia nelle donne che negli uomini ed è quindi consigliabile una valutazione della funzionalità tiroidea in caso di infertilità della coppia.
Nelle donne, benché gli ormoni tiroidei influenzino direttamente l’attività degli ovociti e la recettività dell’endometrio nell’utero, l’interferenza maggiore con la fertilità avviene tramite le alterazioni dell’ormone prolattina in caso di ipotiroidismo che, anche se lieve, porta quasi sempre a una riduzione della funzione riproduttiva. Sia in caso di ridotta o aumentata funzionalità della tiroide, ipotiroidismo e ipertiroidismo, si hanno più frequenti interruzioni di gravidanza, malformazioni e complicanze.
Negli uomini sia l’ipotiroidismo che l’ipertiroidismo si associano a una riduzione della produzione del testosterone. Questo influenza la funzione sessuale portando a una condizione di eiaculazione precoce e raramente ritardata, alterazioni della libido fino a una vera e propria disfunzione erettile. La minor quantità di testosterone porta anche a una riduzione del numero degli spermatozoi prodotti e della loro qualità con più frequenti difetti della mobilità e immaturità che influenzano il potenziale di fertilità maschile”.
I disturbi all’ipofisi e la fertilità
“I disturbi all’ipofisi sia che siano di natura genetica, tumorale o infiammatoria portano frequentemente a sterilità in entrambi i sessi”, chiarisce Renato Cozzi, Coordinatore Attività Editoriale AME, Direttore Struttura Complessa Endocrinologia, A.S.S.T. “Grande Ospedale Metropolitano Niguarda” Milano.
“Il motivo è che questa ghiandola ha l’importante funzione di produrre le gonadotropine come l’ormone follicolo-stimolante (FSH) e l’ormone luteinizzante (LH), ossia gli ormoni che controllano il regolare funzionamento delle ovaie e della produzione degli spermatozoi nei testicoli.
Nell’infanzia l’ipopituitarismo, ossia l’insufficiente produzione di tutti gli ormoni ipofisari, può essere di natura genetica o da trauma da parto e la conseguente infertilità si manifesterà alla pubertà. In questo caso il trattamento è una terapia sostitutiva con gonadotropine.
Nelle malattie ipofisarie con iperproduzione ormonale, come l’acromegalia e la malattia di Cushing, l’eccessiva produzione dei vari ormoni responsabili di queste sindromi determina una ridotta fertilità. Nella maggior parte dei casi una terapia specifica per la malattia può risolvere il problema”.
Consigli pratici
In caso di difficoltà nel concepimento, la coppia dovrebbe prendere in considerazione anche la possibile presenza di disturbi endocrini. Una visita specialistica da un endocrinologo potrebbe fugare questa ipotesi o, in alternativa, capire l’origine del problema. Questo permetterebbe di impostare una terapia adeguata e, non di rado, di risolvere il problema.
Agopuntura e fertilità possono essere collegate in diversi modi sia per la donna che per l’uomo, e può aiutare anche prima e durante i trattamenti di procreazione assistita.
Sono ancora necessari studi di approfondimento, ma ci sono ricerche che hanno dimostrato che l’agopuntura possa essere utile nel trattamento dei problemi di fertilità. In particolare, i fautori dell’agopuntura la hanno raccomandata per una varietà di condizioni mediche che influenzano la fertilità. Queste includono la sindrome dell’ovaio policistico, i fibromi, l’endometriosi e i problemi di riserva ovarica e di qualità dello sperma. L’agopuntura può inoltre aiutare ad alleviare alcuni degli effetti collaterali associati ai farmaci per la fertilità (come gonfiore e nausea). Infine, particolarmente importante, l’agopuntura ha dimostrato di promuovere il rilassamento. Questo rappresenta un aiuto concreto per le coppie che desiderano concepire e per quelle che fanno ricorso alle tecniche di procreazione assistita, talvolta possibili cause di ansia.
Che cos’è l’agopuntura?
L’agopuntura è un trattamento medico alternativo che comporta la collocazione di aghi molto sottili in diversi punti del corpo. Si ritiene che sia nata in Cina circa 2.000 anni fa, anche se molti sostengono che la pratica sia iniziata tra i 3.000-4.000 anni fa.
Ne esistono diversi stili e tecniche; gli aghi possono essere differenti, anche nelle dimensioni.
Quando iniziare il trattamento di agopuntura?
Alle donne si consiglia di iniziare l’agopuntura 3 mesi prima di iniziare trattamenti come la fecondazione in vitro (FIVET) o l’inseminazione intrauterina (IUI). Tuttavia, può essere utile anche iniziare l’agopuntura insieme alla terapia di fertilità consigliata dal medico.
Cosa aspettarsi alla prima visita con l’agopuntore?
Alla prima visita, l’agopuntore farà domande sullo stile di vita (dieta, livelli di stress, esercizio fisico, abitudini di sonno) e sulle preoccupazioni per la fertilità. Potrà fare anche delle valutazioni più approfondite, come sentire il polso e guardare la lingua.
La sessione di agopuntura che prevede l’uso degli aghi può quindi durare da circa 30 minuti a un’ora.
Quale frequenza si consiglia per l’agopuntura?
Si consiglia una frequenza di 1-3 volte alla settimana, anche se sarà l’agopuntore a decidere le modalità di trattamento più adatte.
Gli aghi faranno male?
La maggior parte dei pazienti prova poco o nessun dolore. Alcuni potrebbero provare la sensazione di un pizzicotto. Occasionalmente, possono verificarsi ecchimosi nei punti in cui sono inseriti gli aghi. È importante mettere l’agopuntore nelle condizioni di svolgere al meglio il suo lavoro, ecco perché è consigliabile non dimenticarsi di avvisarlo se si sta assumendo aspirina o altri anticoagulanti (fluidificanti del sangue).
Infine, va ricordato che gli agopuntori qualificati usano aghi monouso, in modo da minimizzare il rischio di infezione.
Cosa fare o evitare prima dell’agopuntura?
In genere, è consigliato integrare il lavoro dell’agopuntore con una dieta corretta e uno stile di vita sano. Inoltre, è meglio evitare attività fisiche intense, come corsa o palestra, subito dopo una sessione, visto che l’obiettivo dell’agopuntura è anche quello di aiutare il rilassamento.
Non sono solo le donne a doversi preoccupare della fertilità: negli uomini fertilità a rischio dopo i 50 anni
Anche negli uomini fertilità a rischio dopo i 50 anni: è infatti molto più probabile che il liquido seminale presenti difetti genetici. Insomma, per gli uomini di “età avanzata”, è più facile sviluppare malattie che condizionano negativamente funzioni sessuali e riproduttive. Così rende noto la Società americana di medicina della riproduzione (ASRM) [American Society for Reproductive Medicine http://connect.asrm.org/home). Gli specialisti spiegano che dopo i 50 anni i testicoli tendono a diventare più piccoli e morfologia e motilità degli spermatozoi diminuiscono.
Dunque è importante che anche gli uomini siano coscienti della fertilità a rischio dopo i 50 anni e che il problema, nel 30 per cento dei casi, li riguarda direttamente. Ecco perché devono mettere in atto misure preventive per preservare la propria capacità riproduttiva.
Regole di stile di vita sano per preservare la fertilità maschile
Se si cerca un bimbo o si è all’inizio di un trattamento di procreazione medicalmente assistita, occorre tenere a mente che il seme ha un ciclo di formazione di 70 giorni e che è necessario seguire alcune regole che mettano al riparo da rischi.
Vediamo quali:
Evitare il consumo di tabacco, marihuana, altre droghe, farmaci e alcol;
ridurre tutti i fattori di stress;
no all’esposizione prolungata ad alte temperature, radiazioni elettromagnetiche, alte temperature e pesticidi;
attenzione al peso e alla cattiva alimentazione: arricchire la propria dieta di acido folico, zinco e cibi antiossidanti come frutta e verdura;
praticare regolare attività fisica.
Una coppia è considerata sterile quando non riesce ad ottenere un concepimento dopo 12 mesi di rapporti non protetti. Il 56% delle coppie concepisce in 1 mese. Il 78% entro 6 mesi. L’86% entro il 12 mese.
Sino a non molti anni addietro si riteneva che la causa della sterilità di coppia fosse da imputare quasi esclusivamente alla donna. Negli ultimi anni si è visto come almeno nel 50% la causa è da ricondurre all’uomo. Le cause della sterilità maschile sono molteplici.
Studi recenti hanno dimostrato che l’età paterna avanzata è associata a ridotta fertilità, complicazioni della gravidanza e patologie nei figli. L’età avanzata paterna influenza negativamente la concentrazione degli ormoni e di conseguenza la quantità e la qualità degli spermatozoi. Altre cause di sterilità maschile sono il fumo di sigaretta, il sovrappeso, le infezioni sessualmente trasmissibili, prima fra tutte la clamidia, lo stress, l’inquinamento ambientale.
Per risolvere il problema della sterilità maschile sono stati proposti negli anni numerosi trattamenti a base di ormoni( fsh – testosterone) e di integratori vitaminici. Tra questi ultimi vi è una sostanza che in questi ultimi anni sta diventando sempre più importante nel trattamento della sterilità maschile.
Si tratta dell’inositolo. L’inositolo è classificato come un componente del complesso vitaminico d anche se non si può definire propriamente un a vitamina in quanto è possibile una sua sintesi da parte del corpo umano .
Già negli anni 50 si era notato che il liquido seminale è una delle fonti più ricche di Inoditolo. I primi studi che ipotizzarono un ruolo dell’inositolo nella maturazione degli spermatozoi risalgono al 1964. Da allora gli studi su inositolo e sterilità maschile si sono moltiplicati. Le ricerche si sono indirizzate su due principali filoni: il primo ha approfondito gli effetti dell’implementazione nella dieta di inositolo, mettendo in luce come la sua assunzione, meglio se in associazione con altre sostanze, che giocano un ruolo nella terapia della sterilità, come lo zinco e l acido folico, migliora la concentrazione la morfologia e la motilità degli spermatozoi.
Il secondo ha avuto come scopo l’uso dell’inositolo in vitro come ausilio nelle tecniche di fecondazione assistita: si è potuto notare che l’aggiunta di inositolo migliora anche in vitro la motilità rettilinea degli spermatozoi.
In conclusione si può affermare che mentre sino a poco tempo fa gli effetti dell’inositolo sulla fertilità erano concentrati esclusivamente alla funzione ovarica soprattutto nella paziente con ovaio micropolicistico, in termini di insulino resistenza, tasso di ovulazione, e qualità ovocitaria, negli ultimi anni si è accertato che l’inositolo ha un ruolo importante anche nella prevenzione e nella terapia della sterilità maschile.