Sono inquieta. Sono 3 mesi che provo ad avere un figlio e non sono ancora rimasta incinta e mi sembra impossibile. Quando, quella notte, mio marito mi ha chiesto un figlio, ho sentito dentro di me radicare l’edera
Traboccante di felicità, ero così sicura di aspettare, sentivo già il mio ventre crescere, mi sono addormentata immaginando i tratti del mio bambino, sentivo il suo profumo di fiori di maggio, ne vedevo il profilo nelle ombre degli alberi proiettate dalla luna sulle pareti.
Poi un fiume rosso ha esondato il mio sogno.
Mi son detta che è normale non riuscire subito a concepire, ma ero molto delusa ed amareggiata. Subito mi si è instillata nel cuore una preoccupazione latente, una tensione, che vivo oggi amplificata essendo al mio quarto tentativo. Perché non è andata? E perché non va? Eppure mi sento in piena salute. Non sarà il campanello di allarme per qualcos’altro che non vedo? E se fossi malata? Vivo malissimo questa attesa, è straziante… Il fatto è che non voglio aspettare neanche un giorno. La ginecologa con cui ho parlato e alla quale ho inutilmente confidato le mie paure mi ha invitato alla calma -vista anche la mia giovane età- e sostiene che si può iniziare a pensare a degli esami ed accertamenti dopo due anni di tentativi. Due anni!! Come sopravviverò per due anni se si dovessero rilevare 24 tentativi?
Temo per la nostra relazione. Quello che avevo vissuto la prima volta era troppo incantevole perché non desse frutto. In fondo in fondo credo che ci siano attimi ed idilli che nella vita non si ripresentino più. Si trasformano, si imitano. Ma non sono gli stessi. Più quelli. Ed io non voglio che questi “tentativi” ci logorino, diventino un esercizio di messa a prova della pazienza, che ci costringano a dover compiere o recitare un copione, ad avanzare mascherati nella vita. Vorrei essere sicura di poter concepire e di non avere ostacoli di nessun genere anche se mi angoscia profondamente dover fare degli esami per poter escludere una possibile sterilità. In ogni caso questo potrebbe aiutarmi a ritrovare una serenità che sento ora minata e un po’ perduta. Mi sento distratta, il lavoro che ho sempre svolto con passione, per la prima volta mi pesa e mi stanca, a volte mi annoia, ma ovviamente non posso far trapelare niente all’esterno e ai colleghi. Sono in attesa, di un appuntamento importante che ahimè non percepisco più gioioso ma che inizio a temere, ho paura che mi deluda ancora, che mi trascini in vortici emozionali per poi ricatapultarmi in una insopportabile staticità.
Gutta cavat lapidem La goccia scava la pietra