Suggerimenti di lettura per conoscere le storie e approfondire i temi della procreazione medicalmente assistita
Come affrontare in modo consapevole e sereno l’avventura più importante della vita. Il libro di Alessandra Graziottin e Valeria Cudini è rivolto a tutte le donne, e anche ai loro compagni, che vogliono diventare Mamma a 40 anni e anche oltre. Avere un figlio è un desiderio naturale e un’esperienza meravigliosa che però non è sempre facile da realizzare, soprattutto in età avanzata. Il sogno di una gravidanza tardiva infatti può trovare davanti a sé ostacoli difficili da affrontare, a livello psicologico prima ancora che fisico, perché la salute generale si deve accompagnare alla salute ginecologica e alla serenità emotiva. Mamma a 40 anni è una guida autorevole che con un linguaggio chiaro ed empatico affronta questo tema delicato e complesso, trattandolo sia dal punto di vista medico-scientifico (controlli pre-concezionali, rischi genetici, riduzione della fertilità, fecondazione eterologa) che sotto l’aspetto psicologico (equilibrio emotivo-affettivo, gestione dell’ansia, carico di aspettative sul nascituro…) dei futuri genitori, come singoli e come coppia.
Gli esperti di medicina della riproduzione ritengono che una delle maggiori conquiste degli ultimi anni sia rappresentata dalla preservazione della fertilità. Due fattori hanno favorito lo sviluppo di questa nuova scienza: da un lato la sempre crescente percentuale di sopravvivenza alle malattie neoplastiche garantita dalle terapie oncologiche di ultima generazione; dall’altro il perfezionamento delle tecniche di criobiologia specie nel campo della vitrificazione ovocitaria, embrionaria e tissutale. Queste ultime possibilità hanno spinto i ricercatori a utilizzare le metodiche di preservazione della fertilità anche al di là delle indicazioni strettamente oncologiche, ad esempio in caso di insufficienza ovarica precoce o di malattie immunologiche, e anche in donne che decidono di posporre il momento della gravidanza per motivi legati al lavoro, alla situazione economica o per ragioni personali (social freezing). Le nuove frontiere procreative implicano, però, riflessioni di carattere bioetico e sociale. Premessa di Dror Meirow. Prefazione di Carlo Flamigni.
Mamma, raccontami come sono nato è dedicato ai bimbi nati grazie alla procreazione assistita e alla donazione di gameti e contiene fiabe, storie e filastrocche per raccontare il loro concepimento così speciale, avvenuto grazie alla procreazione assistita. Mamma, raccontami come sono nato: I genitori raccontano ai loro bimbi nati grazie alla procreazione assistita come sono stati concepiti? A quale età? A queste domande risponde il sondaggio, svolto sul sito Mammeonline (www.mammeonline.net), che accompagna le belle favole che i genitori hanno inventato per raccontare ai loro bimbi questo loro arrivo un po’speciale. Alcuni bambini sono nati grazie al dono di un seme o di un ovulo, altri grazie alla possibilità di crioconservare un embrione o dopo l’incontro dei semini di mamma e papà in una provetta ma, in ogni caso, ciò che traspare dalle favole è che ciò che è davvero importante: lo straordinario amore dei loro genitori. Tra una favola, un racconto o una filastrocca, i bimbi, accompagnati nella lettura da mamma e papà, fanno amicizia con dei simpatici personaggi che li aiutano a comprendere lo straordinario mistero della loro nascita. Un libro per i bambini, ma anche per i genitori ai quali, in particolare, sono rivolti la conclusione della sociologa Marina Mengarelli Flamigni e il commento del dr. Giovanni Micioni.
Alice e Luca si innamorano e decidono di formare una famiglia. Come tante altre coppie desiderano avere un figlio ma scoprono che avere un bambino può non essere così facile. Per motivi banali, talmente banali da non averli mai sospettati. La loro storia è drammatica e insieme divertente, ha il giusto equilibrio fra emozioni e ironia perché, si sa, affrontare le cose con serenità aiuta sempre. L’autrice ha sentito il desiderio di raccontare cosa vuol dire realmente fecondazione assistita, perché è un tema difficile da spiegare e da comprendere. È un libro rivolto alle donne e alle coppie che stanno per intraprendere questo percorso e che hanno bisogno di non sentirsi sole, di essere aiutate a capire le varie tappe e, soprattutto, hanno bisogno di imparare a non temere le proprie emozioni ma anche a tutti coloro che vogliono capirne di più.
II desiderio più semplice e naturale per una donna: diventare madre e costruire una famiglia. Ma un progetto tanto normale può diventare una sfida ardua, come quella che metterà alla prova la forza e la profondità dell’amore di Francesca e Andrea, i due protagonisti di questo romanzo. La loro storia vacilla, entra in una crisi che mai, prima, avrebbero potuto immaginare, e li pone di fronte a decisioni sempre più drammatiche. Può una donna rinunciare ad avere un figlio? E dovrebbe porre dei limiti alla propria volontà di procreare, quando le opportunità di fecondazione assistita le fanno sperare di esaudire il suo desiderio?
Cosa succede quando una coppia scopre di non poter avere un figlio? E cosa accade nella donna quando si accorge di non essere come tutte le altre che diventano mamme? Questo volume, nato dalla raccolta di riflessioni, pensieri, sentimenti di donne e uomini con problemi di sterilità, sottolinea il “malessere” e gli aspetti psicologici di questa “malattia”. Il libro è un percorso interiore nell’animo femminile; il dolore e la ferita spesso silenti emergono alla luce e il linguaggio per esprimere questo dolore è quello delle emozioni. Il bisogno di essere “accolti e curati” come persone intere, con tutto quello che si ha dentro quando si affronta una esperienza di infertilità (dalla diagnosi fino alla decisione di intraprendere percorsi di PMA) diviene fondamentale e lo psicologo e la psicoterapia possono offrire quello spazio per dare umanità, valore e senso a questo evento. Il libro parla alle donne che sentono la loro condizione di sterilità come unica; agli uomini, spesso tenuti fuori dalle loro donne e anche dagli ambulatori; agli operatori sanitari per aiutarli a conoscere cosa c’è nei pazienti quando siedono di fronte a loro e domandano: “perché non posso avere un figlio?”
Il libro è una sorta di diario di eventi e situazioni vissute dall’autrice dalla scoperta dell’infertilità all’epilogo, la separazione dal marito. Eventi e situazioni che hanno fatto emergere una parte di sé che lei stessa non conosceva. Tra le intemperie della fecondazione assistita è cresciuta e ha scoperto se stessa: i suoi limiti ma anche la sua forza. Il messaggio dell’autrice è il diritto delle donne sterili di provare a curarsi. Che non è diritto di realizzare ogni desiderio, ma diritto di provare a perseguirlo. Che è anche il diritto di rinunciarvi. Un diritto, quest’ultimo, che ha il sapore acre della sconfitta, talvolta, ma che sconfitta non è: chi sceglie, chi difende questa libertà, di fare o di non fare, non è sconfitto, mai
Un viaggio autobiografico all’interno di un mondo poco conosciuto e solitamente raccontato al femminile; una storia di vita che un aspirante padre propone a chiunque voglia saperne di più sugli infiniti retroscena psicologici, fisici, medici, sociali e legislativi dell’infertilità, un dramma sociale che riguarda un esercito silenzioso e in aumento, formato da coppie il cui disagio è nascosto, vissuto e consumato tra le mura domestiche. Il libro è anche una denuncia rispetto alla situazione legislativa italiana, situazione generata e tenuta in vita da un micidiale mix tra l’incuria della classe politica e le ingerenze della Chiesa e sfociata in un sostanziale disinteresse da parte dell’opinione pubblica.
A dieci anni, volevo undici figli. A quindici anni, ho ritoccato tutto al ribasso, e sei bambini mi sembravano la cifra ideale della felicità famigliare. A vent’anni propendevo piuttosto per tre, due maschi e una femmina, secondo un ideale politicamente corretto. Oggi, a quarantaquattro anni, ne basterebbe uno a riempire l’immenso vuoto tra le mie braccia. Ma sarebbe un miracolo… Ho avuto a lungo la pretesa di credere che la vita avrebbe obbedito a ogni mio schioccare di dita e che mi sarebbe bastato decidere qualcosa per farla succedere. E quando la realtà mi ha colpito in pieno viso ne sono rimasta, come dire, un po’ contrariata. Ora che so che le cicogne hanno perso il mio indirizzo, voglio almeno potergli dire due parole, perché sappiano che qualcosa dentro di me non smetterà mai di aspettarle…”. Laurence ha un lavoro che le piace, un marito che ama e un vuoto nel cuore. Da sempre ha desiderato un figlio e mai avrebbe pensato di non potere realizzare il suo desiderio. Dopo aver sperimentato ogni tipo di rimedio – dall’approccio scientifico ai metodi più pittoreschi e scaramantici – decide di tentare l’ultima carta, quella dell’inseminazione artificiale. Ma neanche così Laurence riesce a rimanere incinta. Decisamente le cicogne hanno perso il suo indirizzo
Approfondimenti sulla fertilità, le tecniche di PMA e sulla procreazione medicalmente assistita.
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