PMA: l’inizio del percorso

In Italia circa una coppia su cinque ha difficoltà a procreare. In questi casi non bisogna vergognarsi, sentirsi inadeguati o colpevoli, bisogna soltanto capire come affrontare la situazione nella maniera più corretta.

Abbiamo approfondito l’argomento con il Dottor Alessandro Giuffrida, esperto in ginecologia e ostetricia, CRA Centro Riproduzione Assistita di Catania.

 

 

L’infertilità: qualche dato

Purtroppo, l’infertilità è una condizione molto frequente. Nel mese di aprile di quest’anno è stato pubblicato il rapporto dell’OMS che definisce l’infertilità come una condizione ormai globale, che affligge il 17,5% della popolazione mondiale. In Italia circa una coppia su cinque ha difficoltà a procreare.

In questi casi non bisogna vergognarsi, sentirsi inadeguati o colpevoli, bisogna capire come affrontare la situazione nella maniera più corretta.

L’inizio del percorso: le informazioni di base

Quando una coppia decide di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita il primo passo da fare è rivolgersi a un centro specializzato e fissare un appuntamento con un medico esperto in questo campo.

Il medico durante la prima visita dovrà acquisire numerose informazioni relative alla coppia.

  • l’età, in particolare quella della donna. Basti pensare che se al di sotto dei 30 anni la percentuale di concepimento per mese è compresa tra il 20 e il 25%, tra i 35 e 40 anni si riduce notevolmente ed è compresa tra l’8 e il 15%. Questo brusco calo è dovuto alla progressiva riduzione della riserva ovarica correlata all’età
  • sapere se si tratta di un’infertilità primitiva, cioè la coppia non ha mai avuto una gravidanza, o secondaria, quindi subentrata in un secondo momento
  • da quanto tempo sono iniziati i rapporti non protetti, la loro frequenza ed eventuali infezioni ginecologiche correlate

L’anamnesi personale

A questo punto è necessario acquisire un’attenta anamnesi personale e la storia clinica di entrambi i partner.

  • l’altezza e il peso per determinare il cosiddetto BMI, indice di massa corporea fortemente correlato all’infertilità e valutare le oscillazioni di peso nell’ultimo anno
  • le abitudini voluttuarie, quindi l’utilizzo di fumo, alcol, sostanze stupefacenti, anabolizzanti
  • l’attività lavorativa svolta dalla coppia, per valutare la possibile esposizione a sostanze nocive
  • eventuali terapie in atto
  • allergie o intolleranze
  • patologie di recente sviluppo o malattie croniche
  • pregressi ricoveri e interventi
  • eventuali traumi genitali

L’anamnesi familiare

Fatto questo si passa alla raccolta dell’anamnesi familiare per valutare una possibile predisposizione ad anomalie cromosomiche e genetiche e la familiarità a patologie di vario tipo. In questa fase è utile sapere, ad esempio, se nella famiglia della donna ci sono stati casi di menopausa precoce o patologie della sfera genitale.

Per la donna è fondamentale inoltre acquisire l’anamnesi ginecologica: l’età della prima mestruazione, le caratteristiche del ciclo, la durata, l’intervallo tra un ciclo e l’altro e l’eventuale presenza di dolore durante il ciclo, durante i rapporti, durante la minzione e durante la defecazione, sintomi questi che possono essere fortemente correlati ad una patologia molto influente dal punto di vista della fertilità. Poi bisogna acquisire la storia ostetrica: in caso di pregresse gravidanze è necessario conoscere il loro decorso, se si sono verificati aborti spontanei o provocati e qualsiasi tentativo pregresso di concepimento poi fallito.

Gli aspetti legati alla riproduzione

Raccolta l’anamnesi dei partner bisogna indagare tutti gli aspetti legati alla riproduzione. Per avere un concepimento è necessario che le ovaie funzionino cioè che avvenga l’ovulazione, che il liquido seminale abbia una concentrazione di spermatozoi normale, con morfologia e motilità regolari, che i gameti, quindi spermatozoi e ovociti possano incontrarsi. L’incontro avviene nelle tube, quindi è fondamentale che almeno una delle due sia aperta. Infine, che l’embrione possa impiantarsi in utero.

Le indagini di laboratorio e quelle strumentali consentono di studiare tutti questi fattori.

Lo studio dell’uomo è più semplice perché quello che ci serve capire è la condizione del liquido seminale: la concentrazione, la morfologia, la motilità e l’eventuale presenza di patologie infettive. Quindi, basterà richiedere un esame del liquido seminale ed eventualmente un spermiocoltura.

Per la donna si richiedono: esami strumentali, dosaggi ormonali, prelievi di sangue per valutare la funzionalità delle ovaie in primis ma anche di altre ghiandole, ad esempio la tiroide, fortemente correlate all’aspetto della fertilità. L’ecografia consente di valutare le patologie di pertinenza utero-ovarica e di effettuare la conta dei follicoli. Questo è necessario per determinare la funzionalità delle ovaie. Con l’ecografia tridimensionale, che oggi è da considerare indispensabile, si studia la morfologia dell’utero e, utilizzando un mezzo di contrasto, sempre con l’eco 3D si può valutare la pervietà delle tube (possibile anche con la semplice ecografia 2D, che restituisce però immagini meno suggestive).

Per studiare la cavità uterina si ricorre all’isteroscopia, che consente anche una valutazione infettivologica specifica sull’endometrio. L’endometrio è la superficie che riveste internamente l’utero su cui si impiantano gli embrioni. Per completare la valutazione infettivologica e quindi poter escludere le condizioni infettive che possono ostacolare la fecondazione e l’impianto, si esegue un Pap-test con HPV DNA e dei tamponi cervico-vaginali.

Infine, ad entrambi i partner sarà richiesto di effettuare un cariotipo, la mappa cromosomica per capire se sono presenti alterazioni cromosomiche che possono essere correlate all’infertilità.

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