Cos’è la fecondazione eterologa? Quali sono le indicazioni? Chi può usufruirne? Cosa prevede la Legge italiana? Sono tematiche che destano grande interesse in chi si affida alla procreazione medicalmente assistita con problemi importanti di infertilità.
Abbiamo approfondito l’argomento con il Professor Ernesto Falcidia, ginecologo, Direttore Clinico presso la Casa di Cura Prof. E. Falcidia & Fertilia Unità di Medicina della Riproduzione di Catania.
La fecondazione eterologa
La fecondazione eterologa è un insieme di tecniche di procreazione medicalmente assistita uguali a quelle omologhe per le quali, però, si utilizzano i gameti donati da soggetti esterni alla coppia.
Nei casi in cui i gameti della coppia non siano disponibili, si utilizzano gameti donati per tecniche di primo, secondo e terzo livello.
Quando viene donato il liquido seminale parliamo di seme-donazione, quando vengono donate le cellule uovo parliamo di ovodonazione. Talvolta possono essere donati gli embrioni, parleremo quindi di embrio-donazione.
Sono tecniche molto efficaci perché si utilizzano gameti di alta qualità biologica provenienti in genere da donatori screenati, giovani e sempre sani. In genere l’esito è positivo.
Le indicazioni all’eterologa
Raramente le coppie chiedono trattamenti di fecondazione eterologa, a meno che non abbiano alle spalle un percorso che li abbia portati in quella direzione.
Spesso, invece, si tratta di pazienti a cui la clinica comunica l’impossibilità di effettuare una tecnica omologa e propone l’eterologa.
Non tutti possono accedere all’eterologa.
Le indicazioni per le donne sono:
- una sterilità irreversibile e un’infertilità che non possono essere altrimenti rimosse in alcun modo se non con le procedure eterologa Ad esempio, per la donna ricordiamo
- donne in età riproduttiva avanzata ma ancora potenzialmente fertile
- donne con ipogonadismo ipergonadotropo
- una riserva ovarica potenzialmente molto ridotta
- donne che hanno subito una varectomia
- un altro fattore idrogeno in genere chirurgico di infertilità
- donne che hanno già affrontato delle tecniche omologhe ma che hanno subito una mancata fertilizzazione o ripetuti fallimenti di impianto
- donne affette o portatrici una patologia genetica potenzialmente trasmissibile alla prole
Per quanto riguarda l’uomo invece:
- la presenza di una severa marcata oligoastenoteratospermia
- delle infezioni sessualmente trasmissibili che non possono essere curati altrimenti
- un fattore iatrogeno di infertilità che teoricamente può essere traumatico o chirurgico
- un difetto genetico che potrebbe essere trasmesso alla prole
- un partner – anche se è una evenienza un po’ più rara – Rh positivo in partner gravemente immunizzata RH negativo
Va aggiunto che nell’uomo se c’è un’azoospermia o un’oligoastenoteratospermia potenzialmente recuperabili con i prelievi testicolari in questo caso non c’è indicazione alla tecnica eterologa vera e propria.
Le norme in Italia
La legge 40 del 2004 all’inizio non consentì alcun tipo di fecondazione eterologa. Dopo vari ricorsi, nel 2014 la Corte costituzionale fece decadere il divieto con la sentenza 167, nella speranza di ridurre il turismo procreativo.
Le coppie che in Italia non potevano accedere all’eterologa, infatti, si recavano nei Paesi, come ad esempio la Spagna, in cui questa pratica era consentita. Ciò significava un aumento di disagi, oltre che di costi, a cui la Corte costituzionale decise di porre fine.
In Italia, possono accedere alla fecondazione eterologa le coppie eterosessuali sposate o conviventi (occorre una autodichiarazione). Gli individui devono essere adulti in età riproduttiva potenzialmente fertile, il limite per le donne è di 50 anni.
La coppia che accede alla PMA eterologa deve dimostrare una sterilità con infertilità accertata e certificata, quindi l’impossibilità a concepire in alcun altro modo.
L’identikit del donatore
Il donatore uomo può avere dai 18 ai 45 anni, la donna dai 20 ai 35. Le modalità di donazione sono tre:
- la donazione spontanea o altruistica – in realtà, in Italia questo tipo di donazione è rarissima, perché non è previsto alcun rimborso come accade ad esempio per la donazione di sangue. Una donna che decidesse di diventare ovodonatrice dovrebbe accollarsi tutte le spese inerenti alla fase di stimolazione e pick-up.
- La donazione delle proprie cellule di produttive in corso di tecnica di fecondazione in vita, il cosiddetto egg-sharing o sperm-sharing. Le coppie vengono sincronizzate per la tecnica eterologa, una ha la disponibilità di cellule uovo e spermatozoi in abbondanza e li dona a chi non ne ha. Queste coppie non si conoscono e non si incroceranno mai
- La rinuncia all’utilizzo di gameti congelati da parte della coppia a cui appartengono
Inutile aggiungere che i dati personali generici e genetici del donatore o donatrice rimarranno assolutamente anonimi per disposizione della Legge 191 del 2007 sulla privacy.
Rarissime sono le eccezioni, ad esempio la procedura istituzionalizzata per la prole come nell’ipotesi di trapianto: in questo caso si va a ricercare il donatore/ la donatrice per verificare la compatibilità
I divieti
La donazione ad personam è vietata. A volte capita che qualcuno porti in ambulatorio la sorella o un’amica disposta a donare gli ovociti, ma questo in Italia non si può assolutamente fare. Non solo, in Italia è anche impossibile che il donatore o la donatrice facciano parte del centro di PMA, non può essere un operatore al centro di fertilità. Inoltre, non possono essere donatori chi ha esposizioni professionali ad alto rischio come radiazioni sostanze chimiche ovvero chi è uscito, anche se con successo, da una chemioterapia ma da meno di due anni o dalla radioterapia da meno di due anni.
La selezione del donatore
I criteri di selezione del donatore sono molto rigidi e sono stabiliti da direttive europee del 2004-2006 attualmente in vigore.
Un donatore può generare al massimo dieci nascite. Esistono delle eccezioni, quelle ad esempio di una coppia che già ha avuto un figlio dal donatore o dalla donatrice e di conseguenza ne desidera un altro, in questo caso si può rompere il muro delle dieci nascite. Questo è stato stabilito anche con la nota 162 dalla conferenza Stato-Regioni del 2014
Il donatore/ donatrice deve essere in ottimo stato di salute. Verranno sottoposti agli esami di routine e a un’analisi genetica e familiare molto precisa, personale, accuratissima anche con una consulenza psicologica che prevede dei test psicologici specifici. Verranno effettuati test genetici e infettivi sia vaginali che sierici e anche dei test genetici preconcezionali con l’eventuale matching genetico per individuare e la compatibilità genetica fra donatore e ricevente donatrice e ricevente. La genetica è sempre più precisa e sempre meno costosa e questi matching si fanno sempre più ampi, a tutto vantaggio della sicurezza del nascituro.
Non è obbligatorio, ma l’ideale sarebbe che i donatori abbiano possibilmente una provata fertilità. Nel nostro centro, come in altri centri, si valuta anche l’assenza di zika virus, del vaiolo delle scimmie, ovviamente anche del covid.
È possibile scegliere il donatore?
Molto spesso le coppie ci chiedono se non sia possibile scegliere il donatore.
Non si può fare in base all’eugenetica, cioè non esiste la fotografia per la quale si sceglie il donatore o donatrice che piace di più. Però in realtà si può fare per quanto riguarda il fattore Rh, la razza e l’etnia – ancora in termine biologico “razza” si può dire – e anche una certa appartenenza fenotipica, cioè peso e altezza, colore degli occhi, colore e tipo dei capelli e una costituzione che siano simili a quelli dei riceventi. In alcuni casi può essere fatto anche un matching facciale, sempre in assoluto anonimato.
Quali tecniche si eseguono con la fecondazione eterologa?
Le tecniche sono le stesse che vengono utilizzate per la fecondazione assistita omologa.
Con la semedonazione facciamo l’inseminazione omologa o l’inseminazione ICSI oppure la ICSI eterologa. Per l’ovodonazione la cellula uovo può essere anch’essa eterologa inseminata con seme proveniente dall’uomo della coppia ovvero può essere anche una eterologa; quindi, può essere anche una doppia donazione.
L’ovodonazione può essere eseguita sia su donna mestruata sia su donna non mestruata. Nel caso della donna mestruata, preparazione farmacologica dell’endometrio va effettuata in maniera molto attenta per consentire l’impianto e l’attecchimento dell’embrione.
Le percentuali di successo della fecondazione eterologa
I successi sono importanti, sono alti. I dati vanno sempre rapportati al proprio centro ma diciamo che in Italia l’esito positivo di queste tecniche va dal 35 fino al 70-75% in dipendenza di un notevole numero di fattori.
Non dimentichiamo che l’età della ricevente, anche se qui è meno importante, è sempre un fattore notevole, oltre alla qualità delle cellule uovo.