Fecondazione assistita: gli esami da fare prima

Per procedere con la fecondazione assistita la coppia  deve sottoporsi a una serie di test diagnostici

La coppia che ha le caratteristiche necessarie per accedere alla fecondazione assistita deve sottoporsi a una serie di esami prima di procedere. Per prima cosa si raccoglie la storia clinica individuale di entrambi i partner per verificare se in passato siano stati effettuati trattamenti che possano aver compromesso la fertilità (terapie antitumorali, alcol e fumo in quantità eccessive, stress, esposizione a sostanze tossiche). Si prendono poi informazioni sulla vita sessuale e su eventuali tecniche di fecondazione assistita già sperimentate.

I controlli necessari per la fecondazione assistita

Si inizia con gli esami di base e, per la donna, si eseguono controlli ormonali e test per valutare la riserva ovarica. Si testano l’ormone antimulleriano (Antimullerian Hormone, AMH) e l’inibina b per verificare i livelli di ormoni sessuali contenuti nel sangue e la scorta di ovociti. Si acquisiscono così informazioni sull’eventuale regolarità dell’ovulazione e sull’età biologica dell’ovaio.

L’uomo, invece, esegue lo spermiogramma (analizza la qualità degli spermatozoi: forma, numero e motilità) e la spermiocultura (esame colturale che evidenzia eventuali batteri o microrganismi patogeni contenuti nel liquido seminale).

Se queste indagini non bastano a determinare le cause di infertilità, si procede  con test più specifici. Al termine dell’iter diagnostico si pratica la tecnica di fecondazione assistita più idonea alla coppia.

 

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