Autore: Redazione

Si è svolto a Roma il 25 Ottobre il convegno di Bioetica  presso l’hotel Minerva “Di chi sono questi figli? Problematica della Procreazione Medicalmente Assistita”.

Il convegno, introdotto dal Prof. Avv. Antonio Binni,  Presidente della Gran Loggia d’Italia,  è stato  moderato dalla prof.ssa Luisella Battaglia e dal Dott. Andrea Romano e  ha visto la partecipazione di :

  • Filomena Gallo, Docente “Legislazione ed etica nelle biotecnologie in campo umano” Università di Teramo, Segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
  • Avv. Ivan Iurlo, Direttore del Dipartimento di Bietica dell’Univeristà  di Ryki a Varsavia
  • Giovanni Colpi, già Direttore dell’Unità di Andrologia, Ospedale San Paolo-Polo Universitario, Milano, Direttore Scientifico dell’ISES, Milano
  • Edoardo Boncinelli, Genetista, Docente Ordinario di Biologia, presso Istituto San Raffaele di Milano, già Direttore della SISSA, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati
  • Francesco Timpano, Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione Ospedale San Filippo Neri, Roma
  • Giovanni Plotti, Primario di Ginecologia del San Filippo Neri di Roma “
  • Silvestro Dupré, già Ordinario di Chimica Biologica, I Facoltà di Medicina, Università La Sapienza, Roma
  • Massimo Frana, docente e scrittore

Link al Programma dettagliato del Convegno

Il convegno ha voluto promuovere un dibattito  sulle problematiche bioetiche connesse alla fecondazione assistita ed eterologa,  sulla divergenza di opinioni e di posizioni laiche e religiose,  determinate anche da una differente visione dell’uomo.  Il dialogo si è incentrato sulla gestione delle diverse forme di genitorialità e maternità, sulla disparità di vedute rispetto al diritto all’anonimato del donatore e al diritto del generato a conoscere le proprie origini ma soprattutto sulle temute derive eugenetiche delle tecniche di fecondazione assistita.  Si è discusso se sia lecito eticamente realizzare tutto ciò che è tecnicamente possibile realizzare, sui ritardi  dell’intervento del legislatore e di come appaia oggi essenziale dibattere ed accordarsi su ciò che si intende per “inizio” e “fine “ di una vita.

Il Prof. Giovanni Plotti, Primario di Ginecologia del San Filippo Neri di Roma, ribadisce che la Chiesa Cattolica è contraria a qualsiasi manipolazione sull’embrione, a qualsiasi decisione arbitraria sull’accettabilità o meno di un embrione e sul suo inserimento in utero. Gli embrioni congelati, per la Chiesa, rappresentano una “sospensione” di un progetto di vita, quelli che invece vengono scartati perché soprannumerari o perché ritenuti inidonei, costituiscono degli “aborti”.

Di tutt’altra opinione l’ala laica rappresentata dalla Prof.ssa Battaglia e dall’Avvocatessa Gallo, che da anni si battono per modificare le parti ritenute incostituzionali della Legge 40 e considerate lesive delle libertà personali.

 

 

 

L’Italia si colloca al decimo posto per consumo annuo pro-capite di caffè in Europa e al quinto posto fra i paesi maggiori importatori (Dati: Osservatorio Internazionale Food&Beverage).

Per le donne amanti di questa bevanda risulta davvero difficile pensare di rinunciarci in gravidanza: ma fa davvero così male il consumo di caffè in gravidanza?

La letteratura medica, che si è pronunciata al riguardo nel corso degli anni, appare profondamente discorde: c’è chi considera come dose ammissibile di caffeina al giorno 200mg (circa un paio di tazzine di caffè espresso), chi oscilla tra i valori di 300-400 mg e chi, infine, sostiene che un apporto modesto può aumentare il rischio di aborto spontaneo e causare basso peso alla nascita.

E’ bene ricordarsi che quando si parla di caffeina, non è chiamato in causa solo il caffè. La tabella di seguito, infatti, mostra i principali elementi che contengono questa sostanza e la percentuale in mg:

Alimenti con caffeina

Come orientarsi, quindi, tra i diversi pareri? Il caffè fa male?

La maggior parte dei medici fa riferimento ad uno studio popolazionistico del 2008 e consiglia di ridurre l’apporto quotidiano di caffeina ad una sola tazzina di caffè in gravidanza: meglio ancora se si riuscisse ad eliminarlo del tutto. Decisamente sconsigliato, invece,  l’uso di caffè decaffeinato, a causa dei solventi chimici utilizzati per estrarre la caffeina.

In Italia, secondo i dati ISTAT, le donne non pensano a diventare madri prima dei 35 anni e questo per diverse concause, come la ricerca di un lavoro stabile, la difficoltà di potersi permettere di vivere in un’abitazione propria, l’incertezza verso il futuro, la poca capacità di risparmio. 
E quando tutte le difficoltà sono superate e si inizia ad entrare nella dimensione della genitorialità, molto spesso capita che il desiderato figlio non arrivi, anche per una ridotta fertilità a causa dell’età.

Sempre più numerose sono le coppie che allora ricorrono alle tecniche di fecondazione assistita come la fecondazione eterologa e che si trovano a dover affrontare tante difficoltà, anche economiche.

Secondo le linee guida della conferenza delle regioni, le donne over 43 – che rappresentano il 70% di coloro che intendono ricorrere alla fecondazione eterologa, devono sostenere le spese per la fivet, pagando la tariffa intera, mentre le donne più giovani pagano il ticket.

Paolo Costantini, di Cittadinanzattiva, sostiene che la maggior parte delle pazienti interessate alla Fivet saranno escluse dai trattamenti o dovranno recarsi all’estero.

Nonostante sia caduto sei mesi fa il divieto di fecondazione con gameti esterni alla coppia, (decisione della Corte Costituzionale 162/2014 che ha stabilito che il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale, dichiarando l’illegittimità della norma articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1), in Italia solo l’Ospedale di Carreggi di Firenze ha iniziato a praticare la fecondazione eterologa e l’unico trattamento di è stato svolto con liquido seminale proveniente dall’estero, con gameti maschili provenienti da una banca del seme europea.

Restano i seguenti nodi da risolvere:

  • la raccolta di gameti da donare non è ancora partita;
  • non si riscontrano molte disponibilità alla donazione da parte di donne disposte a sottoporsi al trattamento ormonale e all’intervento per aiutare chi ha problemi di fertilità;
  • i gameti crioconservati secondo le metodologie e i protocolli passati non possono essere utilizzati, poiché, come sottolinea Andrea Borini, presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità e Medicina della Riproduzione, le nuove linee guida prevedono ulteriori esami che rendono inutilizzabili gli ovociti crioconservati.

La FIVET come non l’avete mai vista: mostra fotografica

Le ultime stime ISTAT segnano in crescita le coppie che affrontano problematiche di infertilità: in Italia sono ogni anno tra le 60.000 e le 80.000 (il 20-25% delle 300.000 nuove unioni).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) attesta il fenomeno in circa il 15-20% di coppie nei paesi industriali avanzati: tra questi, aumentano le persone che scelgono di ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita.

La biologa cagliaritana, Nicoletta Maxia, responsabile del centro di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) della clinica San Carlo a Paderno Dugnano (Milano) ha pensato di cogliere da un punto di vista diverso, la tecnica della fecondazione in vitro.

Procrearte è il nome della “personale”  allestita per la prima volta in Sardegna.

Trenta immagini catturate grazie al microscopio e rielaborate utilizzando sofisticate tecniche per amplificarne gli effetti cromatici.

Un modo nuovo per raccontare le fasi di una vita che si forma grazie al procedimento in laboratorio di Fivet, Icsi e Imsi.

I soggetti che troviamo in primo piano sono scatti che segnano il passaggio dalla fecondazione dei gameti al preimpianto dell’embrione: si parte così dagli spermatozoi utilizzati per l’iniezione intracitoplasmatica nell’ovulo, per arrivare all’endometrio e allo stadio di impianto dell’embrione nell’utero materno.

Un modo colorato e fantasioso per raccontare l’esperienza della fecondazione in vitro, che si contrappone ai rapporti troppo spesso freddi e schematici, raccolti nelle schede dei pazienti.

Dalla Sardegna le opere della biologa-artista dedicate alla Fivet arriveranno presto in Lombardia.

 

 

 

 

Per gli aspiranti genitori non è ancora possibile praticare la fecondazione eterologa  in molte regioni italiane a causa dei problemi organizzativi e dei nodi cruciali da risolvere che persistono sulle donazioni.

All’azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, viene spiegato che chi vuole donare dovrà eseguire un colloquio (anamnesi e storia personali e familiari) e una visita specialistica (ginecologica o andrologica); il donatore di gameti maschili, prima del colloquio e della visita specialistica andrologica, deve effettuare in prima istanza un esame del liquido seminale.

Se il donatore/donatrice di gameti risulterà potenzialmente idoneo, si procederà con gli esami sierologici/batteriologici ed infine con quelli genetici.

Cosa vuol dire “idoneo”?

Riportiamo  di seguito il DOCUMENTO SULLE PROBLEMATICHE RELATIVE ALLA  FECONDAZIONE ETEROLOGA A SEGUITO DELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE NR. 162/2014

Molti centri di procreazione medica assistita  hanno rinviato la data di avvio della fecondazione eterologa poiché non si ritengono ancora pronti sul piano organizzativo e gestionale ad affrontare gli aspetti spinosi della donazione di gameti.

 

 

Tante donne che frequentano questo sito desiderano e sperano di vivere la gravidanza e la maternità, esperienza unica e meravigliosa, considerata sicuramente come l’evento più importante e significativo della vita di una persona.

Il dibattito sulla gravidanza è altamente medicalizzato, a volte tecnico, freddo e scevro di emozioni.

Fortunatamente c’è chi propone anche di parlare e riflettere sulla gravidanza, sul parto, ma da un punto di vista… artistico. È il caso del Museo Maxxi di Roma, dove Antonio Martino, ostetrico ginecologo da 25 anni presso l’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma con la collaborazione di Miriam Mirolla, docente di Psicologia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma hanno organizzato un ciclo di incontri dedicati alle donne in gravidanza e alle neo-mamme per approfondire il tema della creatività e del parto, parto inteso come creazione artistica, come opera d’arte del mistero e della nascital’arte di partorire.

L’idea di invitare le donne incinte a visitare, oltre che il giusto corso di salute pre-parto, un museo d’arte per capire la potenza dell’esperienza che stanno vivendo e comprendere come l’uomo da sempre ha cercato con stupore e magia di rappresentarla, è originale ed innovativa, ed è stata accolta con estremo favore da parte delle donne, che vogliono scoprire l’arte di partorire.
Per saperne di più visitare il seguente link

 

Da oggi accedere ai trattamenti di fecondazione assistita costerà all’incirca 500 euro in tutte le regioni italiane.

La “tariffa unica” è stata finalmente concordata ieri durante la riunione degli assessori regionali presieduta dal coordinatore Luca Coletto e mette fine alla disparità di trattamento economico e di concreta usufruibilità dell’esercizio del diritto procreativo. Le variazioni tariffarie tra le regioni saranno contenute, minime ed irrisorie, dipendenti da leggere variazioni correlate al ticket.
Unica eccezione: la regione Lombardia. Fintantoché la fecondazione assistita non sarà inserita dal Governo nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), le coppie infertili in Lombardia dovranno pagarsi l’accesso alle cure e ai trattamenti di primo e secondo livello, il cui prezzo varierà tra i 1500 e i 4000 euro. Questa somma dovrà essere sborsata anche se le coppie decideranno di rivolgersi a centri di procreazione medicalmente assistita di altre regioni.

Il DPCM sui livelli essenziali di assistenza dovrebbe essere rivisto prima della fine dell’anno come indicato dal Patto per la Salute 2014-2016; solo allora anche le coppie in Lombardia potranno accedere alla fecondazione pagando lo stesso ticket previsto nel resto d’Italia. L’assessore all’economia della regione Lombardia Massimo Garavaglia auspica che il Governo intervenga sulla materia urgentemente al fine di evitare il proseguo delle disparità.

Di seguito riportiamo il testo ufficiale adottato alla conferenza delle regioni e delle province autonome il 25 settembre.

Da 8 anni la sanità nella regione Lazio è stata commissariata. Nonostante queste gravi difficoltà, la giunta Zingaretti ha approvato il 17 settembre le linee guida per la fecondazione eterologa che saranno operative sia nel settore pubblico che in quello privato. Le coppie desiderose di compiere la fecondazione eterologa potranno recarsi presso le strutture accreditate, circa 21 (per ora sono il Sant’Anna e a breve lo saranno anche il Pertini e il San Filippo Neri, il San Camillo, Santa Maria Goretti di Latina e Policlinico Umberto I).

Il Policlinico Gemelli, legato all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha dichiarato di voler praticare solo la fecondazione omologa intrauterina. Le motivazioni si possono individuare nella dichiarazione del direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica, Antonio Spagnolo “La fecondazione eterologa a causa dell’anonimato va contro il diritto del nascituro a conoscere i propri genitori biologici. E dalla prospettiva della coppia la genitorialità risulta frammentata perché il bambino non nasce come frutto dell’amore tra due persone ma perché un gruppo di medici riceve dei gameti e li mette insieme”.

Il commissario per i centri PMA, Corrado Melega, nominato dopo lo scandalo dello scambio di embrioni all’ospedale Sandro Pertini di Roma, ha dichiarato che entro la fine del 2014 le strutture autorizzate a procedere con la fecondazione eterologa saranno 21.

Il costo del servizio si aggirerà intorno ai 1800 euro per la fecondazione omologa mentre probabilmente questo sarà solo il prezzo di partenza per compiere la fecondazione eterologa.

Sorprende la differenza di usufruibilità nelle prestazioni e nei servizi e il conseguente caos tariffario: in Emilia Romagna la fecondazione intrauterina è gratuita, in Veneto intorno ai 200 euro, in Toscana il ticket si aggira intono ai 600 euro, in Lombardia ai 3000 euro e nel Lazio il costo sarà comunque superiore ai 1800 euro.

Desidero tanto diventare madre ma ho un grande problema: sono portatrice di una malattia genetica, la fibrosi cistica, che potrei trasmettere a mio figlio. Certe volte penso a “lui” nelle mie condizioni e mi chiedo se mai sarebbe felice di condurre un’esistenza come la mia.

Dovrebbe imparare a convivere con la mia malattia, accettarne le limitazioni e sottoporsi a cure e trattamenti per tutta la durata della sua vita, che non sarebbe poi così lunga. Sarebbe costellata di medicine e persone in camice bianco, che consiglierebbero, che raccomanderebbero, che indirizzerebbero. Dovrebbe poi abituarsi a cercare tra gli innumerevoli sguardi di falso pietismo e misto compatimento, quelli rari ma lucenti della vera amicizia.

Potrebbe essere felice, però, come lo sono stata io fino ad ora. Ed anche fortunato, se incontrasse un tesoro di persona con cui vivere la propria vita, come è successo a me, quando ho conosciuto mio marito.

Ma io, senza tutto l’aiuto che ricevo ogni giorno, potrei mai crescere un figlio? E un figlio con i miei stessi problemi? Vorrei tanto avere un figlio sano, e per me crescerlo, credo, sarebbe già un’impresa titanica, una sfida.

Quando ne parlo con mio marito, lui si fa pensieroso e mi dice che non desidera altro nella vita se non diventare padre e potersi dedicare alla crescita di un figlio. Mi ha detto però che non si sente di correre ed accettare il rischio di procreare un figlio che potrebbe essere non sano, come del resto credo si augurino tutte le coppie del mondo. Mio marito sostiene che, laddove noi tentassimo la sorte, e poi scoprissimo, dopo aver eseguito esami come la villocentesi o l’amniocentesi, la presenza di malattie genetiche nel feto, dovremmo interrompere la gravidanza al più tardi entro la 16° settimana commettendo il cosiddetto aborto terapeutico.

Dopo lunghe riflessioni, attualmente mio marito ed io stiamo pensando di procreare tramite la fecondazione assistita e fare una diagnosi  preimpianto dell’embrione generato in vitro per identificare la presenza di malattie genetiche e di alterazioni cromosomiche. Questo ci consentirebbe di evitare di compiere un dolorosissimo aborto al terzo mese di gravidanza e di vivere con ansia e terrore i primi mesi in attesa di un verdetto fatidico.