Autore: Paola Gregori

Maurizio Bini
SSD Diagnosi e Terapia della sterilità e Crioconservazione
ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Cà Granda, Milano

 

Il resveratrolo è una sostanza che ha dimostrato proprietà multiple con interessanti applicazioni in medicina riproduttiva soprattutto sull’efficienza gametica e sull’attività mitocondriale.

Il trans resveratrolo (5-[(E)-2-(4-idrossifenil)etenil]bensene-1,3diolo), è un composto fenolico che appartiene al gruppo dei stilbenoidi.

 

Dove si trova il resveratrolo?

Il resveratrolo si trova in alta concentrazione in alcuni alimenti come l’uva (soprattutto pinot nero), nelle arachidi e in un particolare tè (Itadori). La funzione nei vegetali è protettiva da agenti infestanti (come la muffa grigia dell’uva) e dalle radiazioni ionizzanti. 

Pare sorprendente ma tre culture molto distanti hanno incoraggiato il suo consumo indirettamente: il vino in Europa, il burro d’arachidi nel continente americano e il tè in Asia.

Da sempre è utilizzato nella fitoterapia.

 

Gli effetti benefici del resveratrolo

Il cosiddetto “ paradosso Francese” cioè il miglioramento dello stato di salute e del tasso di longevità nei moderati consumatori di vino (nonostante l’alcool associato) sembra dovuto proprio al resveratrolo. La sostanza, che presenta le due forme isomeriche cis e trans diversamente distribuite, possiede numerose attività: le più note sono quella antiossidante e antiinfiammatoria, quella debolmente estrogenica, quella antidiabetica e anti ageing e quella, più recentemente dimostrata, di potenziamento dell’attività mitocondriale.

 

L’utilizzo clinico del resveratrolo

L’utilizzo clinico del resveratrolo è stato finora limitato dalla struttura cristallina della sostanza con forte legame intramolecolare che lo rende insolubile in acqua e debolmente solubile in mezzo alcolico. Recenti brevetti di isolamento molecolare preventivo mediante separatori di magnesio di idrossido hanno consentito di migliorare e velocizzare l’assorbimento e di raggiungere livelli ematici più duraturi e significativi senza che mai al potenziamento dell’effetto si sia accompagnato alcun effetto tossico.

Il prodotto è già stato usato diffusamente nella terapia della psoriasi utilizzando l’effetto antinfiammatorio, nelle resistenze insuliniche e nella retinopatia diabetica utilizzando l’effetto antidiabetico; in campo cardiologico per l’effetto antiaging e in campo ginecologico nella terapia sostitutiva menopausale per l’effetto debolmente estrogenico.

 

L’uso del resveratrolo in campo riproduttivo

In relazione alla scarsa efficienza delle terapie attualmente disponibili in campo riproduttivo e al progressivo incremento, soprattutto in Italia, dell’età di programmazione della prima gravidanza, il prodotto ha una sua naturale collocazione anche in questo settore. Per l’efficienza gametica l’effetto da valorizzare sembra soprattutto quello sul metabolismo energetico: l’incremento della mitogenesi determina un aumento del potenziale mitocondriale con aumento dei livelli di ATP endocellulare. L’efficienza mitocondriale è stata dimostrata fondamentale nel gamete maschile per la compattazione cromatinica e per la motilità cellulare e nel gamete femminile per la creazione del fuso e per l’accoppiamento cromosomico (per alcuni autori è proprio l’inefficienza mitocondriale che porta all’alto numero di aneuploidie della nostra specie soprattutto in età avanzata).

Gli studi in vitro condotti sulle cellule della granulosa (che funzionano da riserva energetica esterna per gli ovociti quiescenti in diplotene) sono ormai conclusivi sull’effetto. Gli studi clinici in vivo sono in corso con risultati preliminari incoraggianti per un miglioramento dell’efficienza sia del gamete maschile che di quello femminile.

 

Bibliografia

  1. Intagliata S, Modica MN, Santagati LM, Montenegro L. Strategies to improve Resveratrol Systemic and topical Bioavailability. Antioxidants 2019;244:1-33
  2. Lejri I, Agapouda A, Grimm A, Eckert A. Mitochondria– and Oxidative StressTargeting Substances in Cognitive Decline-Related Disorders: From Molecular Mechanisms to Clinical Evidence. Oxidative Medicine and Cellular Longevity. 2019;1:1-26

Maurizio Bini
SSD Diagnosi e Terapia della sterilità e Crioconservazione
ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Cà Granda, Milano

La disforia di genere, o disturbo dell’identità di genere, cioè quel malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso fenotipico o nel genere assegnatogli alla nascita, comporta evidenti ripercussioni quando si tratta di riproduzione.

Le procedure di adeguamento di genere comportano problemi specifici in campo riproduttivo che devono essere sempre discussi prima di ogni scelta terapeutica ormonale o chirurgica.

 

La disforia di genere: agli aspetti burocratici a quelli riproduttivi

La legge 164/ 82 che norma sul territorio Italiano i percorsi per la riassegnazione di genere in pazienti con disforia è da sempre stata interpretata nel senso di prevedere la chirurgia genitale prima della variazione anagrafica.

A seguito della sentenza della corte di Cassazione n 15138 del luglio 2015 è stato consentito in alcuni casi il cambio del nome e del sesso attribuito anche senza interventi genitali, se il soggetto mostra una definitiva integrazione con la nuova identità.

Le due situazioni determinano problematiche differenti in merito ai processi riproduttivi e all’eventuale crioconservazione gametica. In caso di mantenimento dell’integrità anatomica infatti il recupero della fertilità può sempre essere tentato anche in epoca successiva alla riassegnazione (se nel frattempo il paziente non ha superato l’età riproduttiva) con la sospensione prolungata della terapia ormonale ed eventuale stimolo gonadotropinico per superare lo stato di ipogonadismo ipogonadotropo indotto farmacologicamente.

In caso di procedure chirurgiche di riassegnazione genitale si pone invece il problema della preservazione preventiva della fertilità dei soggetti.

Le linee guida internazionali prevedono che l’opzione di crioconservazione sia offerta a tutti i pazienti che debbano intraprendere una chirurgia genitale demolitiva e risulta quindi indispensabile sempre avere a disposizione documentazione firmata dell’avvenuta discussione preventiva delle opzioni di preservazione della fertilità, perché molto spesso il desiderio riproduttivo matura in epoca successiva quando le urgenze delle modifiche corporee diventano meno pressanti e le situazioni relazionali più consolidate. Le situazioni sono ovviamente dissimili nei transiti MtF e FtM (questa la dizione clinica corretta) data la diversa numerosità e accessibilità dei gameti nei due sessi.

 

Disforia di genere: uomo verso donna

La crioconservazione di gameti maschili è ovviamente più semplice e meno costosa data la non necessità di induzione farmacologica anche se l’urgenza riproduttiva in questo tipo di conversione è in genere meno sentita in questa prima fase del processo. Una terapia femminilizzante e antiandrogena moderata già in corso non controindica il deposito anche se la sospensione trimestrale è consigliata; in qualche caso è indispensabile la somministrazione di inibitori selettivi della 5 fosfodiesterasi per facilitare il processo erettivo o l’induzione meccanica dell’ejaculazione con elettrostimolatori. La crioconservazione di polpa testicolare in corso di orchiectomia viene effettuata raramente perché i soggetti sono avviati alla chirurgia dopo periodi prolungati di terapia ormonale che inducono azoospermia secretoria.

Essendo l’attrazione sessuale fattore del tutto indipendente rispetto all’identità di genere è possibile che dopo la strutturazione genitale in senso femminile il soggetto costituisca coppia omoparentale con altro soggetto di sesso femminile che possa essere fertilizzato (non in Italia visto il divieto dell’art 2 della legge 40) col seme crioconservato. Nella maggior parte dei casi viene strutturata una relazione con soggetto di sesso maschile; in questo caso una eventuale riproduzione sarà possibile solo utilizzando madre surrogata e ovodonazione (ovociti fertilizzati con i gameti maschili dei due partner). Anche questa pratica è vietata in Italia in base all’articolo della legge 40.

 

Disforia di genere: donna verso uomo

Una crioconservazione di gameti femminili è decisamente più complessa per la necessità dell’induzione farmacologica, del tempo di maturazione, del monitoraggio e del prelievo transvaginale.

In accordo con le altre indicazioni, non essendo seguita da transfer, la stimolazione può essere iniziata in qualsiasi momento del ciclo e richiede dai 12 ai 15 giorni per la completa maturazione follicolare. I protocolli utilizzati per l’ovodonazione (ciclo short con gonadotropine e antagonista e trigger con analogo) sembrano i più appropriati consentendo un più rapido spegnimento del quadro di iperstimolazione ovarica indotta. Data la frequente avversione verso gli aspetti penetrativi endovagionali di soggetti che hanno richiesto la transizione verso il maschile il monitoraggio transaddominale e il prelievo transvaginale in anestesia generale sono i più appropriati.

Uno stoccaggio di almeno 12 ovociti migliora la prognosi riproduttiva successiva. L’induzione multipla dell’ovulazione per crioconservazione in pazienti con disforia non rientra nei casi previsti di l’esenzione per l’acquisto delle gonadotropine (nota 74) quindi la spesa farmacologica resta a carico dei soggetti. La crioconservazione di tessuto ovarico in corso di castrazione chirurgica, pur essendo pratica sperimentale ,è pratica comunque da suggerire in soggetti giovani data la disponibilità temporanea e senza rischi aggiuntivi per la paziente di materiale potenzialmente utilizzabile in tempi futuri. Nel transito verso il maschile l’attrazione sessuale esclusiva verso altri soggetti di sesso maschile è così infrequente da poter essere tralasciata. Più comune è l’attrazione per il femminile (o la bisessualità). La richiesta riproduttiva di coppia ha quindi a disposizione sia l’utero (eventualmente due se la rettificazione anagrafica è avvenuta senza correzione genitale) che due popolazioni ovocitarie.

Mancano solo i gameti maschili; una fecondazione eterologa di primo o secondo livello è quindi possibile per il partner con anagrafica femminile anche sul territorio italiano in base alla sentenza 162/14 della Corte Costituzionale. Una fecondazione eterologa sul partner con anagrafica maschile a genitali femminili integri è possibili solo in paesi (ex USA) dove la medicina contrattualistica è prevalente su quella deontologica.

 

Le criticità

Per concludere si segnalano ulteriori due criticità: la prima è relativa alla tracciabilità e utilizzo di campione crioconservato in soggetto che ha cambiato l’anagrafica e quindi la necessità che al momento della richiesta di utilizzo il soggetto esibisca documentazione in merito all’avvenuta transizione (l’informazione preventiva su questo punto al paziente non è superflua data la diffusa tendenza dei pazienti a cancellare qualsiasi traccia documentale del periodo antecedente la modifica corporea).

La seconda criticità riguarda la tendenza attuale alla drastica riduzione dell’età di accesso nei servizi che si occupano di disforia di genere. Sempre più pazienti (supportati dall’ambito famigliare non più oppositivo ma incoraggiante) richiedono di iniziare la transizione in epoca prepubere. Data la delicatezza di queste situazioni la diagnostica è particolarmente accurata e supervisionata ma in alcuni casi indubitabili viene deciso un blocco ipotalamico con analoghi del GnRH per impedire lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari e quindi evitare la successiva rimozione chirurgica. E’ evidente che in questi casi il blocco riguarda anche la linea gametica che ancora non è maturata e che quindi i pazienti e i genitori devono essere preventivamente informati che la crioconservazione in questi casi non può essere effettuata.

 

Bibliografia

Hembree WC, Cohen-Kettenis PT, Gooren L. Endocrine treatment of gender-dysphoric/gender-incongruent persons:an endocrine society clinical practice guideline. Endocrine practice 2017;23(12):1437

 

Maurizio Bini
SSD Diagnosi e Terapia della sterilità e Crioconservazione
ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Cà Granda, Milano

 

La fertilità maschile pare proporzionata al coinvolgimento emotivo. La qualità seminale dipende infatti dall’intensità orgasmica che a sua volta è collegata al livello di eccitazione e alle modalità di preparazione del campione. Molte strutture si stanno attrezzando per garantire una miglior qualità dei gameti maschili.

Nel sesso maschile l’intensità orgasmica determina la qualità del materiale seminale prodotto. La sessualità programmata non in funzione dei desideri personali ma in relazione alle necessità riproduttive e soprattutto la produzione in ambienti e in condizioni non ottimali a favorire l’eccitazione compromettono spesso la disponibilità di spermatozoi sia in senso qualitativo che in senso quantitativo.

 

La parola alla ricerca

Vi sono studi che hanno valutato la qualità seminale in funzione del tempo di permanenza del soggetto nella stanza di prelievo: il tempo prolungato, probabilmente associato alla difficoltà di attivazione dell’apparato genitale, si associa a materiale di peggior qualità. Anche i miglioramenti evidenziati in controlli successivi sono stati associati, oltre che alle eventuali terapie prescritte anche all’abitudine progressiva del soggetto alle inusuali condizioni di prelievo.

 

Le conseguenze sulla donazione

Il problema del rapporto tra fertilità maschile e l’intensità dell’eccitazione si acuisce in caso di donazione gametica per la preziosità del materiale biologico e per la scarsità dei soggetti donatori nei paesi che non prevedono la remunerazione. Nei paesi che prevedono un rimborso anche gli interessi economici premono per la risoluzione di questa criticità.

 

Nuovi ausili per facilitare la fertilità maschile nella donazione di gameti maschili

Numerosi centri di riproduzione, soprattutto oltreoceano ma anche in Spagna, si stanno attrezzando per migliorare le condizioni della donazione in modo da migliorare la fertilità maschile.

Non si tratta solo di sostituire il classico materiale eccitatorio cartaceo con video, ma anche di consentire, nell’anonimato della scelta, una vasta gamma di possibilità visive e di attrezzare gli spazi in modo confortevole (colori scuri, luci soffuse e una sensazione di igiene assoluta), e i nuovi ausili tecnici fanno la loro parte.

L’utilizzo di vagine artificiali monouso è ormai routine in alcuni centri; in altri si utilizzano sofisticati strumenti da masturbazione maschile (è disponibile una gamma quasi infinita di possibilità dimensionali, sensitive e tecniche utili a replicare qualsiasi preferenza personale). La ditta garantisce anche, nella più assoluta privacy lo smaltimento gratuito del materiale monouso utilizzato dopo il recupero del materiale biologico richiesto.

Alche i visori 3D o per la realtà virtuale sono stati testati per valorizzare gli aspetti eccitatori prima della donazione.

L’ultima frontiera é costituita dalla teledildonica cioè della possibilità di mimare una attività sessuale diadica (cioè tra due persone) utilizzando le nuove tecnologie. In commercio sono disponibili infatti attrezzature che mimano, nel contenitore di prelievo, i movimenti effettuati da un altro soggetto anche a migliaia chilometri di distanza. Si sta testando una tuta che consenta una trasmissione a distanza non solo del movimento ma anche delle sensazioni di calore, odore e tatto di una persona non realmente presente; in questo caso il prelievo del materiale seminale può avvenire in simulazione quasi perfetta di una attività sessuale standard.

Nei paesi dove non è prevista una remunerazione per il donatore questa forma di gratificazione indiretta potrebbe essere interpretata come una forma criptica di pagamento e le resistenze all’applicazione delle nuove tecnologie è più accentuata. I paesi nei quali la commercializzazione e gli aspetti economici sono preponderanti (Stati Uniti in testa) questa nuova via sembra ormai imboccata.

 

Bibliografia
  1. Bossema ER, Janssens PM, Treucker RG et al. An inventory of reasons for sperm donation in formal versus informal settings. Human Fertility 2014;17(1):21-27
  2. Whyte S. Clinical vs. exclusively online sperm donors: what’s the difference? J Reprod and infant Psycol 2019;37(1):3-12

Il sanguinamento uterino anomalo è un problema comune nelle donne in età riproduttiva. Sebbene possa spaventare, di solito può essere corretto con farmaci o con un intervento chirurgico.

La mestruazione è considerata normale quando l’emorragia uterina si verifica ogni 21-35 giorni e non è eccessiva. La durata normale del sanguinamento mestruale è compresa tra due e sette giorni. Un’emorragia uterina anomala si verifica quando la frequenza o la quantità di emorragia uterina differisce da quella sopra menzionata o quando la donna ha spotting o un’emorragia tra un periodo mestruale e l’altro. Un’emorragia uterina anomala può essere causata da una varietà di fattori. Le due cause più comuni sono le anomalie strutturali del sistema riproduttivo e i disturbi dell’ovulazione.

Ci soffermeremo sulle donne in età fertile. Per quanto riguarda invece quelle in postmenopausa, il sanguinamento uterino anomalo ha origini diverse rispetto a quanto accade in età riproduttiva: il consiglio è quello di rivolgersi tempestivamente a un medico.

Cause di emorragia uterina anomala

Un’anomala emorragia uterina può essere dovuta ad anomalie strutturali dell’utero. Alcune delle cause strutturali più comuni di sanguinamento uterino anomale includono lesioni benigne (non cancerose) dell’utero come:

  • polipi,
  • fibromi (miomi),
  • adenomiosi (ispessimento uterino causato da tessuto endometriale che si muove verso le pareti esterne dell’utero).

Altre cause di emorragia uterina anomala includono il sanguinamento associato alla gravidanza precoce, tra cui aborto spontaneo e gravidanza ectopica, così come i disturbi emorragici che influenzano la capacità del sangue di coagulare normalmente.

Altre possibili causa sono:

  • lesioni del collo dell’utero o della vagina (benigne o cancerose),
  • le infezioni croniche del rivestimento endometriale (endometrite),
  • il tessuto cicatriziale (aderenze) nell’endometrio
  • l’uso di un dispositivo intrauterino (IUD)
  • farmaci che possono influenzare il normale rilascio di estrogeni e progesterone
  • problemi medici cronici come il diabete mellito o disturbi del fegato, reni, tiroide o ghiandole surrenali
  • altri problemi medici che possono influenzare la produzione e il metabolismo di estrogeni e progesterone.

Lo stress emotivo o fisico, così come cambiamenti significativi nel peso corporeo, infine, possono disturbare il rilascio dell’ipofisi di FSH e LH e prevenire l’ovulazione.

Le terapie per il sanguinamento uterino anomalo

Qualunque sia la causa di sanguinamento uterino anomalo, i molti trattamenti oggi disponibili di solito possono risolvere il problema. Le cause strutturali di emorragia possono essere corrette con un intervento chirurgico. Se non ci sono cause strutturali, la terapia medica spesso può ripristinare cicli mestruali regolari.

I pazienti dovrebbero parlare con i loro medici per valutare quali opzioni, mediche o chirurgiche, possano essere le migliori per loro.

Le fake news sul concepimento sono innumerevoli e, mentre alcune di queste sono particolarmente fantasiose, altre possono sembrare più verosimili, o sono credenze popolari tanto radicate da aver influenzato generazioni di coppie. Il risultato è che queste possono formarsi opinioni errate e prendere decisioni basate su fondamenti scorretti. Ecco alcune delle fake news più diffuse.

La sterilità è un problema che riguarda prevalentemente le donne

La sterilità può colpire le donne quanto gli uomini. Si tratta di un problema che riguarda, complessivamente, circa il 15% delle coppie.

Alcune posizioni durante i rapporti aumentano la possibilità di concepire

Le posizioni durante i rapporti sessuali dovrebbero seguire la spontaneità del momento. Sebbene alcune potrebbero facilitare il contatto tra eiaculato e cervice, non esistono prove scientifiche a sostegno.

Le fasi lunari determinano il sesso del nascituro

Secondo questa ipotesi, se l’ovulazione cade nei giorni di luna piena, è molto probabile che nascerà una bambina. Se l’ovulazione invece cade in prossimità della luna nuova è favorita la nascita di un maschio. Si tratta di credenze popolari non basate su dati scientifici: secondo le attuali conoscenze, le fasi lunari non hanno influenza sul sesso del nascituro.

Per il concepimento di un maschio, raffreddare i testicoli

Una credenza popolare sostiene che, per concepire un figlio maschio, sia consigliabile raffreddare, per esempio con una borsa del ghiaccio, i testicoli del partner prima dei rapporti sessuali. Questo avrebbe come razionale l’ipotesi che gli spermatozoi portatori del cromosoma Y (quello maschile), siano più resistenti alle basse temperature e che quindi sarebbero favoriti nella fecondazione dell’ovulo. Vi esortiamo a evitare questa pratica: è tanto sgradevole quanto infondata.

Il concepimento, quando si è giovani e sani, avviene in poco tempo

La possibilità di concepimento non è solo frutto di una semplice probabilità matematica. Sebbene la gioventù e la salute siano fattori che influenzano sicuramente in modo positivo la fertilità, non sono gli unici da tenere in considerazione. Numerosi disturbi e patologie, come il varicocele per esempio, possono minare la capacità maschile di procreare, e lo stesso si può dire per quella femminile, che può essere danneggiata da alterazioni ormonali o tubariche, patologie uterine, età, malattie sistemiche o genetiche.

A questo si possono aggiungere gli effetti negativi, sulla capacità di concepimento, dati da errati stili di vita, come l’abitudine al fumo o al consumo di alcol, l’uso di sostanze stupefacenti, l’obesità o l’eccessiva magrezza.

Anche in assenza di problemi, due partner giovani, sani e fertili potrebbero non concepire in pochi mesi. Se però dopo un anno di rapporti mirati non si verifica l’attesa gravidanza, si consiglia di consultare un medico. In caso di partner femminile oltre i 35 anni, un parere specialistico andrebbe richiesto già prima, dopo 6 mesi di tentativi infruttuosi, per non perdere tempo prezioso.

Il periodo fertile è facile da calcolare, basta contare 14 giorni dopo il ciclo

Il periodo fertile, cioè quella finestra di tempo che vede il picco della fertilità femminile, si ha durante l’ovulazione. Si stima che questa avvenga 14 giorni dall’inizio dell’ultima mestruazione. Questo però è valido solamente quando la donna presenta un ciclo regolare di 28 giorni. In caso questo non avvenga, il calcolo del periodo fertile non è così semplice e scontato: si può stimare, ma bisogna essere consapevoli che non si tratta di una indicazione che offre una certezza matematica.

Diverso è se si monitorano e osservano i segni dell’ovulazione, dalla temperatura basale alle osservazioni del muco cervicale. Questi segni sono in genere sempre presenti e indicativi. C’è tuttavia la possibilità di una scarsa produzione di muco o di cicli anovulatori, quindi anche questa soluzione non sempre è così certa e semplice.

La strategia migliore rimane quella di parlarne con il medico, che potrà eventualmente consigliare di utilizzare i test di identificazione dell’ovulazione.

In caso di impotenza maschile, per risolvere il problema è sufficiente una “pillola”

L’impotenza maschile può essere conseguenza di numerose problematiche, da una patologia cardiaca o altro a un accumulo di stress. Pensare che una “pillola” sia la soluzione più indicata per ogni caso è non solo limitativo ma pure pericoloso. Il consiglio è invece quello di non sottovalutare il problema e parlarne con il medico, perché potrebbe essere spia di patologie o disagi che possono necessitare di altri percorsi terapeutici.

Disturbi endocrini come diabete, disturbi alla tiroide e all’ipofisi possono essere tra le cause che portano ben il 15% delle coppie ad avere difficoltà nel concepimento.

Il rapporto tra i disturbi endocrini e l’infertilità ha rappresentato uno degli argomenti trattati nel corso del 17° Congresso Nazionale AME, Associazione Medici Endocrinologi, recentemente svoltosi a Roma.

 

La fertilità maschile e femminile in caso di diabete

“La fertilità negli uomini con diabete mellito è generalmente ridotta rispetto alla popolazione generale”, spiega Olga Disoteo, Gruppo di lavoro Diabete AME – S.S.D. Diabetologia A.S.S.T. “Grande Ospedale Metropolitano Niguarda” Milano, “infatti, la motilità spermatica è significativamente più bassa e sono più frequenti difetti e immaturità rispetto allo sperma degli uomini senza diabete.

Nelle donne con diabete, a meno di altri disturbi come l’ovaio policistico, non vi è evidenza di fertilità ridotta: esse hanno circa il 95% della probabilità di avere un bambino a patto che controllino bene il diabete prima e durante la gravidanza.

Programmare la gravidanza in un periodo di ottimale controllo metabolico è indispensabile per minimizzare possibili malformazioni nell’embrione che, con un diabete fuori controllo, si presentano con una frequenza di 4-5 volte superiore rispetto alla popolazione generale. L’ottimale equilibrio metabolico prima e durante la gravidanza riduce inoltre la frequenza delle gravi e possibili complicanze che possono insorgere con frequenza maggiore nella donna diabetica durante la gestazione”.

 

Infertilità e disturbi alla tiroide 

“Le disfunzioni alla tiroide”, spiega Rinaldo Guglielmi, Past President AME – Direttore Struttura Complessa Endocrinologia e Malattie Del Metabolismo, Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale, “portano a una riduzione della fertilità sia nelle donne che negli uomini ed è quindi consigliabile una valutazione della funzionalità tiroidea in caso di infertilità della coppia.

Nelle donne, benché gli ormoni tiroidei influenzino direttamente l’attività degli ovociti e la recettività dell’endometrio nell’utero, l’interferenza maggiore con la fertilità avviene tramite le alterazioni dell’ormone prolattina in caso di ipotiroidismo che, anche se lieve, porta quasi sempre a una riduzione della funzione riproduttiva. Sia in caso di ridotta o aumentata funzionalità della tiroide, ipotiroidismo e ipertiroidismo, si hanno più frequenti interruzioni di gravidanza, malformazioni e complicanze.

Negli uomini sia l’ipotiroidismo che l’ipertiroidismo si associano a una riduzione della produzione del testosterone. Questo influenza la funzione sessuale portando a una condizione di eiaculazione precoce e raramente ritardata, alterazioni della libido fino a una vera e propria disfunzione erettile. La minor quantità di testosterone porta anche a una riduzione del numero degli spermatozoi prodotti e della loro qualità con più frequenti difetti della mobilità e immaturità che influenzano il potenziale di fertilità maschile”.

 

I disturbi all’ipofisi e la fertilità

“I disturbi all’ipofisi sia che siano di natura genetica, tumorale o infiammatoria portano frequentemente a sterilità in entrambi i sessi”, chiarisce Renato Cozzi, Coordinatore Attività Editoriale AME, Direttore Struttura Complessa Endocrinologia, A.S.S.T. “Grande Ospedale Metropolitano Niguarda” Milano.

“Il motivo è che questa ghiandola ha l’importante funzione di produrre le gonadotropine come l’ormone follicolo-stimolante (FSH) e l’ormone luteinizzante (LH), ossia gli ormoni che controllano il regolare funzionamento delle ovaie e della produzione degli spermatozoi nei testicoli.

Nell’infanzia l’ipopituitarismo, ossia l’insufficiente produzione di tutti gli ormoni ipofisari, può essere di natura genetica o da trauma da parto e la conseguente infertilità si manifesterà alla pubertà. In questo caso il trattamento è una terapia sostitutiva con gonadotropine.

Nelle malattie ipofisarie con iperproduzione ormonale, come l’acromegalia e la malattia di Cushing, l’eccessiva produzione dei vari ormoni responsabili di queste sindromi determina una ridotta fertilità. Nella maggior parte dei casi una terapia specifica per la malattia può risolvere il problema”.

 

Consigli pratici

In caso di difficoltà nel concepimento, la coppia dovrebbe prendere in considerazione anche la possibile presenza di disturbi endocrini. Una visita specialistica da un endocrinologo potrebbe fugare questa ipotesi o, in alternativa, capire l’origine del problema. Questo permetterebbe di impostare una terapia adeguata e, non di rado, di risolvere il problema.

 

L’Intelligenza Artificiale compie passi avanti contro l’infertilità e le attuali App per smartphone, ne rappresentano solo un’anticipazione. Tra le molteplici possibilità vi sono la possibilità di prevedere ovulazione e fertilità, basandosi sui cicli mestruali e i sintomi, per scegliere il periodo migliore della propria ‘finestra fertile’, e poi ancora usare algoritmi per apprendere i cambiamenti dei modelli ormonali per una previsione dell’ovulazione altamente personalizzata e specifica per ogni donna.

Gli avanzamenti delle conoscenze in tema di Intelligenza Artificiale (IA) sono stati alcuni dei temi principali del sesto European Fertility Meeting, una due giorni di grandi novità scientifiche, recentemente conclusosi a Roma.

 

La fecondazione in vitro: dall’esperienza personale al metodo oggettivo dell’intelligenza artificiale

Nella fecondazione in vitro, l’intelligenza artificiale si può usare per la valutazione e selezione degli embrioni, l’ottimizzazione della valutazione dei parametri della riserva ovarica e la selezione degli spermatozoi. Al momento tutto ciò dipende spesso dalla conoscenza degli esperti e quindi le risposte possono essere molto soggettive. L’Intelligenza Artificiale, invece, può fornire un metodo oggettivo per la valutazione.

Si è recentemente osservato che l’Intelligenza Artificiale (IA) può imparare a riconoscere quali embrioni sono migliori per l’impianto. I ricercatori hanno mostrato all’IA decine di migliaia di immagini e indicato quelle legate a una gravidanza di successo. In seguito hanno mostrato all’IA le immagini di embrioni trasferiti e questa è riuscita a riconoscere correttamente la loro vitalità nel 70% dei casi.

“Grazie alle nuove tecniche di indagine sulla qualità embrionaria, da quelle cinetiche a quelle cromosomiche, aiutate anche dall’Intelligenza Artificiale (big data), si possono offrire alle coppie la migliore possibilità di successo, basandosi sempre su un percorso di personalizzazione” spiega il professor Ermanno Greco, Presidente dell’evento e specialista in Medicina della Riproduzione.

“Attraverso parametri ben definiti e algoritmi matematici si può scegliere l’embrione migliore con quelle precise caratteristiche idonee all’impianto migliore. In uno studio di pochi mesi fa, pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility,ad esempio, è stato sviluppato un albero decisionale. Questo consente di migliorare le capacità predittive per l’impianto dell’embrione, utilizzando la valutazione della blastocisti insieme all’età materna, in quanto è uno dei fattori più significativi che influenzano il raggiungimento della gravidanza. Con questo sistema, è stata dimostrata la capacità di prevedere lapossibilità di impianto all’interno di ogni fascia d’età. Questo approccio, basato sull’intelligenza artificiale, sembra valutare oggettivamente l’embrione, consentendo la previsione del potenziale di impianto e gettando le basi per un futuro di trattamento IVF personalizzato”.

 

Intelligenza Artificiale nell’infertilità: ancora in fase sperimentale ma sempre più vicina

Attualmente il ricorso all’Intelligenza Artificiale è in fase di sperimentazione in diverse aree della medicina riproduttiva, tra cui:

  • l’identificazione e la morfologia degli spermatozoi,
  • l’automazione della conta dei follicoli,
  • la previsione automatica dello stadio delle cellule embrionali,
  • la valutazione degli embrioni
  • la previsione della nascita dal vivo,
  • lo sviluppo di migliori protocolli di stimolazione.

I ricercatori sono fiduciosi di un utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in un futuro non lontano.

 

Tra le altre novità del Meeting: più importanza alla recettività dell’endometrio e agli stili di vita

Il calendario dell’European Fertility Meeting è stato molto ricco. In particolare, prosegue lo specialista “si è voluto fornire una sorta di cambio di direzione. Fino a oggi ci eravamo concentrati solo sugli embrioni. Ora si è invece scoperto che la recettività dell’endometrio è fondamentale per far sì che anche un embrione perfetto possa esser un bimbo in futuro”.

 

Un corretto stile di vita, inoltre, è estremamente importante a ogni età, anche per l’impatto negativo che ha l’obesità. “Non si tratta solamente di esser attenti quando si decide di aver un figlio” sottolinea il prof. Greco “ma di approfittare di questo vantaggio già da più giovani. È un tassello in più verso la fertilità, che va utilizzato subito. Quindi al bando sia obesità e sia anoressia e spazio a una dieta ricca di antiossidanti, selenio, vitamine e poi frutta e verdura. Inoltre, niente fumo e diminuire al massimo l’alcol, che interferisce con la produzione di ormoni sessuali. E il consiglio è di dedicarsi fin da giovani all’attività fisica anche leggera, non usare sostanze stupefacenti, compreso il doping, e abbassare il più possibile i livelli di stress”.

 

Alcol e gravidanza sono nemici. Almeno sei mesi senza alcol prima del concepimento per gli uomini e un anno per le donne: è quanto consigliano agli aspiranti genitori gli studiosi di una ricerca pubblicata sulla European Journal of Preventive Cardiology, una rivista della Società Europea di Cardiologia (ESC). L’obiettivo è la protezione da difetti cardiaci congeniti.

Questa nuova ricerca ha analizzato ben 55 studi, che raccoglievano i dati di quasi 42mila bambini con cardiopatia congenita e di quasi 300mila senza.

Rispetto agli astemi, i futuri genitori che bevono alcolici nei tre mesi prima della gravidanza (e durante il primo trimestre per le madri) vedono il rischio di malattie cardiache congenite aumentato del 44% nei padri e del 16% per le madri. Tale rischio sale al 52% negli uomini nel caso di binge drinking, cioè del consumo di almeno 5 drink in una sola “serata”.

Il binge drinking dunque, in chi desidera diventare genitore, è un comportamento ad alto rischio e pericoloso per la sua salute, oltre che per quella del nascituro, che corre un maggior rischio di nascere con un difetto cardiaco.

 

Le conseguenze del consumo di alcol sul nascituro

L’alcol in gravidanza rappresenta un noto teratogeno. Il suo consumo in gravidanza, e i correlati difetti alla nascita, sono ritenuti uno dei maggiori problemi di sanità pubblica nella maggior parte dei Paesi del mondo. Questa sostanza, si legge su Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, è un fattore di rischio di successivi problemi mentali del nascituro, anche a dosi inferiori a un bicchiere alla settimana. Il consumo moderato (1-2 bicchieri al giorno), può portare a disturbi dell’attenzione e del comportamento nell’infanzia. Ad alte dosi ripetitive vi è la probabilità del 6-10% che il feto sviluppi la sindrome feto-alcolica. Il disturbo fetale dello spettro alcolico (FASD) comprende una serie di manifestazioni cliniche che possono comparire in persone che sono state esposte all’alcol durante la gestazione della madre.

Circa un bambino su quattro con FASD ha una cardiopatia congenita, indicando che anche l’alcol potrebbe essere coinvolto in questi disturbi. In particolare, rispetto a quanto avviene per gli astemi, il consumo materno di alcol è correlato a un rischio maggiore del 20% di una combinazione di quattro anomalie nella struttura del cuore, chiamata tetralogia di Fallot.

Va sottolineato che le malattie cardiache congenite sono tra i difetti di nascita più comuni. Queste condizioni sono la principale causa di morte perinatale. Inoltre, possono aumentare la probabilità di malattie cardiovascolari pure in età avanzata, anche dopo un trattamento chirurgico.

 

I consigli pratici

Le coppie che stanno provando ad avere un bambino dovrebbero limitare fortemente l’alcol.

In particolare, gli uomini non dovrebbero consumarlo per almeno sei mesi prima del concepimento, mentre le donne dovrebbero smettere di bere un anno prima ed evitarlo durante la gravidanza. Inoltre, i ricercatori hanno osservato un graduale aumento del rischio di malattie cardiache congenite con l’aumento del consumo di alcol da parte dei genitori.

L’aborto spontaneo è un fenomeno più frequente di quanto si pensi: terminano infatti così in Italia dal 15 al 30 per cento delle gravidanze.

Non di rado è molto precoce, tanto che le donne non se ne rendono conto. Non va vissuto come una sconfitta o un fallimento, perché è un evento naturale: in gran parte dei casi non è prevedibile e non compromette la possibilità di future gravidanze.

Certo è inevitabile che per la donna che ne viene colpita rappresenti un trauma. Tuttavia, bisognerebbe percepirlo come un fatto positivo, come una dimostrazione che lei non è sterile né infertile.

 

Cosa è l’aborto spontaneo?

L’aborto spontaneo è il risultato più comune del concepimento nella vita di una donna e il fattore predominante che controlla la variazione della fertilità femminile umana specifica per età.

È definito dalla normativa italiana come “l’interruzione involontaria della gravidanza provocata da cause patologiche, in pratica descrive ogni espulsione o morte del feto o dell’embrione che si verifichi entro il 180° giorno compiuto di gestazione (25 settimane e 5 giorni compiuti).

 

I dati italiani

Se si considerano anche le gravidanze interrotte molto precocemente e che possono venire scambiate come irregolarità mestruali, alcune stime attestano che gli aborti spontanei sul territorio italiano raggiungono il 30 per cento: quindi circa un terzo delle gravidanze totali termina in un aborto spontaneo.

 

Si tratta di statistiche emerse da studi epidemiologici dell’ISTAT: l’Italia è uno dei pochi Paesi ad avere un’indagine dedicata alla rilevazione degli aborti spontanei, anche se si limita ai soli casi ospedalizzati (siano essi in regime ordinario che in day hospital).

Grazie a questi studi, si è visto che, a partire dall’anno 2001, il numero degli aborti spontanei ha superato le 70.000 unità con lievi oscillazioni tra i vari anni. Questo numero ha cominciato a crescere dagli anni ’90 fino al 2012, con un incremento del 34%, per poi diminuire sensibilmente negli ultimi anni.

Il rischio di aborto spontaneo cresce al crescere dell’età a partire dai 30 anni, assumendo il valore massimo verso l’età più elevata (45-50 anni), è invece minore tra le donne più giovani, con l’unica eccezione delle donne adolescenti per le quali risulta invece superiore a quello della classe di età successiva (20-24 anni).

 

I rischi per le donne dal punto di vista sociale

L’età più avanzata è sicuramente un fattore di rischio per l’aborto spontaneo, tuttavia l’ISTAT identifica altri fattori che potrebbero influenzarlo.

L’essere coniugata sembra avere un effetto protettivo per la donna rispetto all’essere nubile, o vedova o separata; questo avviene in tutte le classi di età fino ai 39 anni.

Anche la condizione socio-economica influisce, e risulta essere inversamente associata al rischio di aborto spontaneo. Per esempio, il rischio maggiore si osserva tra le donne disoccupate o in cerca di prima occupazione, mentre quello più basso tra le occupate.

Le cittadine straniere sul nostro territorio, inoltre, paiono in una situazione di svantaggio. Questo probabilmente è perché hanno maggiori difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari in generale, compresi i controlli e le eventuali cure prenatali.

Come prevedibile, infine, anche la zona di residenza influisce. Le donne che vivono al Nord presentano un rischio inferiore di abortività, probabilmente grazie migliori opportunità e accessi alle cure in queste Regioni.

 

Consigli
  • Ridurre il peso prima della gravidanza migliora la fertilità, riduce gli aborti spontanei e migliora gli esiti della gravidanza.
  • Rivolgersi a specialisti o centri specializzati per ottenere le cure idonee.
  • In caso di malesseri anomali contattare tempestivamente un medico per un controllo.