Il ministro della Salute Lorenzin, in audizione in commissione Affari sociali alla Camera, ha dichiarato che prima della pausa estiva, proporrà al consiglio dei ministri, un decreto snello che disciplinerà la fecondazione eterologa, in modo tale che i centri di procreazione medicalmente assistita, sia pubblici che privati, possano operare già da settembre.
La fecondazione eterologa rientrerà nei livelli essenziali di assistenza (Lea) e pertanto sarà coperta dal Servizio Sanitario Nazionale, a prescindere dal reddito e dalla residenza della coppia.
Per consentire alle Regioni e ai Centri di PMA di partire con l’eterologa, Il Ministro, ha dichiarato che verrà destinata una “quota del Fondo Sanitario Nazionale per permettere la procreazione assistita eterologa nei centri pubblici PMA“.
Sarà possibile la fecondazione eterologa doppia, nel caso in cui entrambi i componenti della coppia siano sterili e necessitino di gameti da due donatori.
La donazione sarà volontaria e gratuita; i donatori non potranno percepire alcuna forma di pagamento, diretto o indiretto, fatto salvo le indicazioni sui permessi lavorativi, costi vivi ed eventuali rimborsi, già seguite per le donazioni del midollo osseo. Per quanto riguarda l’età dei donatori il Ministro ha dichiarato che ”Il limite massimo di età delle donatrici donne sarà di 20-35 anni e per gli uomini 18-40 anni”. Il numero massimo di nati da uno stesso donatore è 10, a livello nazionale, con deroga se una famiglia con figli già nati da eterologa chiede un altro figlio con stesso donatore. A tal fine sarà istituito presso l’Istituto Superiore della Sanità un Registro Nazionale dei Donatori a cui i centri dovranno far riferimento per permettere la tracciabilità donatore-nato.
Mentre ai donatori viene garantito l’anonimato (salvo per questioni legate alla salute del nato), rimane da discutere la questione legata ai diritti del nascituro di venire a conoscenza delle proprie origini. In diversi paesi della UE questo diritto è stato riconosciuto e l’orientamento della giurisprudenza internazionale sembra voler sottolineare l’importanza di tale previsione. Il ministro Lorenzin intende sottoporre la questione ad un ampio dibattito in parlamento e sostiene che “Sapere di essere nati da eterologa a prescindere dal donatore serve non solo per un ‘diritto alla verità‘ sulla propria nascita, ma anche per questioni di carattere sanitario, per l’anamnesi a cui tutti sono sottoposti nella vita o nel caso di necessità di trapianto da persone compatibili. Inoltre, con il diffondersi di test genetici ci sarà sempre più possibilità di sapere di non essere stati generati dai propri genitori”.
Nel frattempo la Regione Toscana ha approvato una delibera in cui si dichiara che i donatori non hanno diritto di conoscere l’identità del soggetto nato e il nato non potrà conoscere l’identità del donatore, ma tali informazioni «potranno essere acquisite dal nato unicamente in caso di mutamento di volontà del donatore, senza che ciò comporti il sorgere di alcun diritto/obbligo tra le parti».