Giorno: 3 Novembre 2017

L’organismo della donna che si sottopone ad ovodonazione subisce tutte le modifiche che avvengono fisiologicamente in gravidanza. È normale pertanto che questa possa partorire e allattare anche se non sempre questo avviene.

La donna che si sottopone ad una donazione di gameti e che ottiene poi una gravidanza va incontro ad una serie di modifiche fisiologiche che durano 40 settimane all’incirca e che servono prima a far crescere il feto all’interno del suo utero, poi a partorire e a nutrire il bambino. La possibilità di partorire spontaneamente per via naturale è, come dice la parola stessa, naturalmente legata alla gravidanza. Nonostante ciò è un dato di fatto che nelle gravidanze ottenute da ovodonazione la maggior parte delle donne partoriscono mediante taglio cesareo. Esistono dei casi in cui è necessario sottoporsi a questo intervento chirurgico e non c’è assolutamente modo di partorire per via vaginale e sono i casi in cui si riscontrano anomalie di inserzione della placenta, presentazioni del feto anomale e gravidanze gemellari in cui i feti non sono messi entrambi in maniera cefalica. In tutti gli altri casi è preferibile partorire per via vaginale a meno che non ci sia qualche impedimento valutato però dall’esperto Ginecologo o da altri Specialisti che hanno o hanno avuto in cura la paziente.

Le donne che hanno affrontato il percorso di ovodonazione spesso considerano il parto come un ulteriore rischio per questa gravidanza preziosa; in realtà sia per la mamma che per il bambino il parto vaginale è consigliabile. Il taglio cesareo è un intervento chirurgico e come tale ha in sé dei rischi e comporta un tempo di ripresa più lungo rispetto ad un parto vaginale. Inoltre una donna che ha subito un taglio cesareo deve aspettare necessariamente un tempo concordato con il ginecologo prima di riaffrontare un’altra gravidanza Per il bambino il parto vaginale consente un adattamento migliore al mondo esterno.

L’allattamento poi è un altro processo fisiologico che avviene dopo la gravidanza. Sono veramente pochi i casi in cui la donna non può allattare per problemi medici. È buona norma provare ad avviare l’allattamento iniziandolo il prima possibile dopo il parto, è un periodo delicato in cui la mamma e il bambino devono impiegare tante risorse e metterci tanta pazienza. Nelle gravidanze da ovodonazione il processo della lattazione è uguale alle mamme rimaste incinta spontaneamente o con una procreazione assistita di tipo omologo. È consigliato dunque provare ad allattare per più tempo possibile, fa bene alla mamma proteggendola poi in futuro anche da tumori e fa bene al bambino che riceve i nutrimenti adeguati e gli anticorpi necessari per la crescita. Infine è bene ricordare che il latte viene facendo succhiare il bambino quindi pazienza e continuate a provarci!

 

Dott.ssa Laura Badolato