Sì la possibilità di avere gravidanze gemellari c’è in tutte le tecniche di fecondazione assistita. Si può ridurre il rischio di gemellarità trasferendo un solo embrione al momento del transfer in utero.
La gemellarità è da sempre associata alla fecondazione assistita; questo è dovuto al fatto che per aumentare le possibilità di ottenere una gravidanza si trasferiscono in utero più embrioni al momento dell’embryo transfer. Il numero massimo è tre, opzione utilizzata nelle donne con bassa chance riproduttiva.
Nei cicli di eterologa questa consuetudine viene meno perché la scelta sul numero di embrioni varia a seconda delle caratteristiche della donna. Ci sono delle categorie di donne in cui già affrontare una gravidanza può essere impegnativo o per età o per patologie mediche preesistenti. Essendo l’ovodonazione una gravidanza a rischio ed essendo anche le gravidanze gemellari più a rischio rispetto alle gravidanze singole in queste categorie di donne si preferisce trasferire un embrione per volta.
In particolare è sempre più sostenuta dalla comunità scientifica internazionale la scelta di trasferire un solo embrione in donne di età superiore ai 45 anni e nelle donne con malformazioni uterine o pregresso parto pretermine. Questa semplice accortezza riduce i rischi di complicanze legate alla gemellarità migliorando poi gli esiti neonatali.
Il medico dopo un’accurata valutazione clinica propone ai pazienti un numero di embrioni da trasferire in utero e la coppia dovrà comunque confermare con un consenso informato firmato o riparlarne con lui se non fosse d’accordo sul numero proposto.
Ricordiamo che nonostante la possibilità di effettuare il trasferimento in utero di un solo embrione per volta non c’è comunque la certezza di non avere una gravidanza gemellare perché l’embrione una volta in utero può comunque sdoppiarsi dando vita ad una gravidanza gemellare di tipo monocoriale.
Dott.ssa Laura Badolato