Giorno: 19 Giugno 2017

Tra i rischi della PMA l’età troppo avanzata delle italiane e una legislazione limitante

 

I dati che emergono dal Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita (http://www.iss.it/rpma/) sono abbastanza inquietanti: non solo fotografano un Paese sostanzialmente a crescita zero, ma testimoniano che l’accesso ai trattamenti di procreazione medicalmente assistita avviene da parte del 33,7% di donne over 40. E uno dei rischi della PMA è proprio questo: iniziare l’iter in età troppo avanzata. Ma andiamo per gradi!

 

La legge 40 impone limiti che creano ulteriori problemi alle aspiranti madri in età avanzata

Chi si trova a vivere “il dramma” della fecondazione assistita spesso si rivolge all’Associazione “Luca Coscioni” in cerca di una sponda per creare un fronte comune contro i limiti imposti dalla legge 40 che ancora permangono.

Attualmente gli embrioni non idonei per una gravidanza che non possono essere trasferiti in utero per non danneggiare la salute della donna sono crioconservati presso i centri di procreazione medicalmente assistita senza alcuna destinazione poiché la legge 40 del 2004 ne vieta la distruzione e l’uso per la ricerca scientifica. Lasciare inutilizzata e destinata, nel tempo, alla distruzione in azoto liquido una simile riserva di potenziali informazioni rappresenta non solo uno spreco ma un’amara e ingiusta risposta alle migliaia di persone malate che soffrono aspettando che la ricerca fornisca loro una cura riferiscono dall’Associazione Coscioni.

 

Serve rivedere la legislazione in materia di fecondazione assistita e cercare un figlio prima

Va anche detto che se invece di vietare l’uso degli embrioni ritenuti non idonei alla gravidanza se ne consentisse l’impiego permarrebbe il problema dell’età troppo avanzata di accesso alla fecondazione assistita, perché oggi le aspiranti madri italiane spostano sempre più in là l’età in cui cercare un figlio. Ciò produce un circolo vizioso: il ritardo nella ricerca di un figlio naturale e poi il mancato concepimento fa sì che la richiesta di accesso alla fecondazione assistita avvenga in un’età troppo avanzata. E questo si traduce nell’andare incontro a uno dei rischi della PMA causati proprio dall’età tardiva: ancora una volta mancata gravidanza oppure, nel caso in cui, invece, la fecondazione vada a buon fine, il pericolo di malattie per il nascituro. Così ci spiega la professoressa Giulia Scaravelli responsabile del Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita.

È quindi auspicabile che per abbattere il più possibile i rischi della PMA ci si muova su due fronti: uno legislativo, che consenta un uso non limitato dei propri embrioni, un altro “personale”, ovvero che faccia “ragionare” le coppie sull’opportunità di “mettere in cantiere” un figlio prima in modo che eventuali problemi di fertilità possano essere risolti con più facilità.

 

Gravidanza nel 40% delle donne con problemi di fertilità trattate con isterosalpingografia

 

Ideata agli inizi del Novecento, l’isterosalpingografia è una metodica di indagine dell’apparato riproduttivo femminile che consiste nell’irrorazione delle tube di Falloppio con un mezzo di contrasto iodato al fine di visualizzarle poi ai raggi X.

L’isterosalpingografia era caduta nel dimenticatoio, eppure funziona per la fertilità

Per diversi anni questa tecnica è stata un po’ dimenticata anche se, in realtà, secondo uno studio condotto dal ginecologo Ben Mol docente all’Università di Adelaide (Australia) con la sua équipe, e in collaborazione con gli esperti in medicina riproduttiva, aumenterebbe in modo significativo la percentuale di gravidanze nelle donne con problemi di fertilità.

La ricerca ha messo a confronto l’impiego di due differenti mezzi di contrasto a distanza di mesi su più di mille pazienti: il primo, a base acquosa e il secondo a base oleosa.

 

Lo studio condotto da Mol: il 40% delle donne è rimasta incinta dopo 6 mesi dal trattamento

Gli esiti dello studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, testimoniano che dopo sei mesi dall’isterosalpingografia il 40% delle donne trattate con liquido di contrasto a base di olio di semi di papavero ha avviato una gravidanza, contro il 29% di quelle trattate con liquido acquoso.

 

L’esperto: meccanismo misterioso ma senza effetti collaterali ne fa opzione valida alla fecondazione assistita

“Il meccanismo di azione dell’isterosalpingografia – spiega Mol – non è ancora chiaro, l’unica cosa che sappiamo è che questa tecnica porta benefici, in particolare per le donne che non manifestano altri sintomi curabili.  Serviranno ulteriori studi per approfondire i meccanismi che stanno dietro a queste osservazioni – aggiunge – ma considerando che la tecnica è stata usata per 100 anni senza effetti collaterali, crediamo che sia un’opzione praticabile prima della fecondazione assistita”.

 

L’isterosalpingografia è poco costosa in termini sia economici sia emotivi

Un ulteriore vantaggio del ricorso all’isterosalpingografia riguarda l’aspetto economico: se si considera che la gravidanza è stata ottenuta dal 40% delle donne sottoposte a salpingografia con liquido oleoso, ciò equivale a dire che il 40% delle coppie che incontra problemi di fertilità potrebbe evitare di sostenere gli elevati costi economici ed emotivi legati alla fecondazione assistita.