Giorno: 5 Giugno 2016

Lo spermiogramma di per sé fornisce al paziente informazioni sulla quantità e sulla qualità in termini di motilità e morfologia degli spermatozoi. Tuttavia un altro aspetto qualitativo importante de tenere in considerazione in caso di infertilità maschile è l’integrità del DNA nel nucleo degli spermatozoi maturi. Negli uomini con parametri seminali fortemente alterati la percentuale di problemi al DNA come rotture o lesioni risulta intorno al 25%, percentuale maggiore rispetto a quanto si riscontra negli uomini con liquido seminale nella norma, dove tale percentuale si aggira attorno al 10%.

Numerosi studi hanno evidenziato come un’eccessiva frammentazione del DNA spermatico compromette la fertilità maschile in quanto lo spermatozoo altamente frammentato può perdere la capacità di fertilizzare l’ovocita, o se riesce a farlo origina embrioni non vitali o di cattiva qualità che difficilmente riescono ad impiantarsi e a portare ad una gravidanza. In aggiunta, se la gravidanza si instaura possono dare origine ad aborti precoci. Il test della frammentazione del DNA spermatico fornisce dunque risultati di non minore importanza rispetto allo spermiogramma, tanto che ad oggi viene effettuato nella maggior parte dei laboratori di seminologia.

Il valore soglia di danno al DNA degli spermatozoi è pari al 30%, superato il quale la fertilizzazione e lo sviluppo dell’embrione vengono compromessi. Dunque tale test diagnostico può essere d’aiuto per definire un corretto programma terapeutico in particolar modo nei casi di infertilità idiopatica (cioè senza cause note), di ripetuti fallimenti di cicli di fecondazione assistita, in caso di sviluppo embrionario anomalo e in caso di aborti ripetuti.

Il danno al DNA dello spermatozoo è causato da diversi fattori come difetti della maturazione degli spermatozoi all’interno del testicolo, processi di morte cellulare degli spermatozoi, aumento di radicali liberi dell’ossigeno nel liquido seminale; fenomeni patologici quali varicocele, alti livelli di insulina, stati infiammatori, febbri alte e infezioni da Chlamydia e Mycoplasma, esposizione a tossine ambientali e/o ad alte temperature, chemio e/o radioterapia, fumo di sigaretta ed uso di alcune droghe ed infine può essere legato all’età.

Dott.ssa Stefania Luppi