Giorno: 16 Dicembre 2015

Dalla più semplice e meno invasiva alla più sofisticata, le tecniche di fecondazione assistita regalano maternità anche tardive

I progressi della scienza in questi ultimi anni in campo di fecondazione assistita ridanno speranza a quelle coppie che, nonostante ripetuti tentativi di procreare naturalmente, non riescono ad avviare una gravidanza. La fecondazione assistita è però praticabile solo se le tube sono chiuse o se il numero e la motilità degli spermatozoi è molto ridotta e, comunque in presenza di requisiti specifici.

A ogni modo, per aumentare le probabilità di restare incinta, è consigliabile favorire al massimo la capacità fecondante degli spermatozoi e cercare di ricreare una situazione simile a quella naturale.  Per questo si inizia sempre con tecniche di fecondazione assistita poco invasive.

Le due opzioni di fecondazione assistita

Le tecniche di fecondazione assistita hanno vari gradi d’invasività e vanno proposte considerando il quadro clinico della coppia e il principio di gradualità.

  • Tecniche di I° livello

Fecondazione assistita di I° livello (“in vivo”): avviene all’interno del corpo della donna. Ne fa parte l’ovulazione indotta per rapporti mirati e l’inseminazione intrauterina. Più usata dalle coppie giovani.

  • Tecniche di II° livello

Fecondazione assistita di II° livello (in vitro): l’“incontro” tra spermatozoi e ovociti avviene in laboratorio. Dopo la stimolazione ovarica sono previsti due day hospital: nel primo si prelevano gli ovociti, nel secondo si trasferiscono in utero gli embrioni.

La fecondazione degli ovociti può avvenire in due modi:

  1. FIVET: si mettono insieme su una piastra con terreno di coltura adatto ovociti e spermatozoi. Si attende che gli spermatozoi penetrino naturalmente l’ovocita.
  2. ICSI: microiniezione di un singolo spermatozoo direttamente nella cellula uovo.